Il restauro della Madonna del Rosario sarà svelato a Santa Maria del Sasso

Per gli appassionati di arte e cultura appuntamento domenica alle 18 nella Sala delle Colonne, ex biblioteca del convento di Santa Maria del Sasso a Bibbiena, dove verrà svelato il restauro della Madonna del Rosario di Pietro Paolini e presentato il relativo libro scritto dallo storico d’arte Michel Scipioni e finanziato dal Comune. Nell’occasione, dopo oltre 500 anni riaprirà al pubblico il refettorio del monastero. Un evento storico e culturale davvero eccezionale, un’occasione unica non solo per i bibbienesi ma anche per tutti i casentinesi che dopo lo svelamento dell’opera di Paolini, potranno fare visita alla clausura, mai aperta al pubblico.

L’opera di Paolini, riscoperta nel 2014 da Scipioni durante un sopralluogo nella clausura domenicana, è il più grande capolavoro del seicento, non solo del territorio casentinese ma anche di tutta la provincia di Arezzo. La tela in realtà non era destinata al monastero di Bibbiena ma al San Domenico di Lucca, dal quale provengono le monache di Santa Maria, giunte a Bibbiena soltanto nel ’27. Il restauro, interamente finanziato dal Comune, è stato curato da Alessandra Gorgoni sotto l’attenta supervisione di Paola Refice, funzionario della Soprintendenza Archeologica per le province di Siena, Grosseto e Arezzo. Ma a fare notizia, insieme alla presentazione del dipinto e del relativo libro di Scipioni, è senza dubbio l’apertura della clausura: grazie all’interessamento dello storico d’arte e alla collaborazione dei frati di Santa Maria del Sasso e delle monache di clausura domenicane, il refettorio sarà infatti aperto per la prima volta nella storia. I presenti potranno passare attraverso l’unico chiostro cinquecentesco presente in Casentino e illuminato per l’occasione, entrando così negli ambienti delle monache domenicane. Da qui sarà possibile accedere alla clausura passando per una stanza di disimpegno che conserva il bellissimo affresco con “Cristo e la Samaritana Giovanni del Brina”. La visita terminerà così con l’ingresso nel refettorio che rappresenta a tutti gli effetti uno degli ambienti più riservati ed intimi della clausura domenicana dove, prima i frati e poi le monache, hanno pranzato e cenato per più di mezzo millennio. Qui sarà possibile ammirare le tavole e le panche originali, un pulpito in pietra dal quale si recitavano preghiere e orazioni durante i pasti. Alle pareti una lunga serie di ritratti di Santi domenicani, tra questi spicca il grande affresco dell’Ultima Cena di Raffaellino dal Colle (1495-1566), pittore biturgense allievo di Raffaello, che ha assistito il Maestro in molti dei suoi lavori a Roma, in Vaticano e alla Villa Farnesina. Il dipinto raffigura la cena di Gesù con gli apostoli durante la Pasqua ebraica, precedente la sua morte. Davanti all’affresco saranno descritte alcune curiosità relative all’esecuzione dell’opera e dei suoi significati.

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