Bibbiena, senza gli addobbi del Luciaio sarà un Natale più buio

Sarei stato pronto a rinunciare al pranzo di Natale. Anzi, forse sarebbe stato meglio così, onde evitare una futura dieta di tre mesi per smaltire le scorie dei vari pasti.
Non mi sarebbe dispiaciuto non mettere l’albero di Natale a casa: del resto, nel prepararlo, come nella vita in generale, c’è sempre chi rompe le palle.
Avrei accettato di fare a meno del presepe, per non ascoltare le solite insopportabili polemiche di chi non lo gradisce.
Non avrei sofferto a non acquistare regali. O meglio, avrei risparmiato un enorme dolore al mio portafoglio.
Le canzoncine natalizie mi hanno stufato dal 1996, e non sentirle continuamente sarebbe stato quasi liberatorio. Lo stesso Babbo Natale ormai mi ha dimenticato da tanti anni perché sono adulto: ormai la sua assenza non è più un peso.
Per non parlare delle renne. In Casentino ce ne sono fin troppe, sotto forma di esseri umani che non passano più dalle porte.
Il Natale ormai è una ricorrenza quasi superflua per me, un’abitudine, forse solo un pretesto per qualche giorno di ferie in più, se non per un aspetto, tanto atteso quanto fondamentale: le decorazioni sgargianti, ricche, variegate, folli, sconfinate, del Luciaio di Bibbiena.
La sua casa, localizzata perfino su google, è meta di pellegrinaggi di casentinesi (e non solo) d’ogni età, che si meravigliano dinanzi a colori scintillanti carichi di speranza e magia.
Ecco, io oggi non so come trovare le parole per comunicare che quest’anno la via più nota tra l’ospedale di Bibbiena e la chiesa di Santa Maria sarà buia.
Eppure devo.
È Paolo, ovvero il Luciaio in persona, insieme alla famiglia, a chiedermi di annunciare una notizia che non sembra vera ma lo è, e susciterà un’inevitabile malinconia.
Tuttavia, pur senza voler rendere note le cause della pausa, il protagonista delle festività invernali nella vallata ci tiene a ribadire che riaccenderà la sua ciabatta già tra un anno. Non sarà un addio ma un arrivederci.
Dunque, non vedo l’ora che sia Natale.
Natale 2024.
Ti aspettiamo, Luciaio.

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Alberto Marioni
Alberto Marioni
Sono cresciuto a Stia prima di trasferirmi a Firenze, dove ho studiato all’università e oggi lavoro. Ho una laurea in Economia, ma non tratto mai il PIL e lo spread: mi trovo più a mio agio a scrivere sul mio amato Casentino, in cui ho lasciato il cuore. Mi piace il calcio, dalla Champions League ai campi fangosi di periferia, il nuoto in piscina, in mare e nell’Arno, e anche il teatro. Ho scritto qualche monologo e alcuni testi, per lo più comici. Preferisco una risata che fa riflettere a discorsi articolati privi di sostanza: "chi non ride mai non è una persona seria." (Foto di Federico Ghelli)

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