“Come una mano che saluta da un treno”… domenica a Poppi, la presentazione del libro di Roberto Gennari

Otto racconti per tutti!

Dalla spy-story all’autobiografia, passando per universi paralleli e visioni distopiche. Sarà presentata a Poppi, domenica 15 luglio alle ore 21, presso il Caffè Le Stanze, la nuova raccolta di Roberto Gennari, Come una mano che saluta da un treno (Edizioni Helicon). Presenterà Silvia Frunzi.

Il libro…
L’ultima fatica di Roberto Gennari è un viaggio affascinante sui binari della vita, un piccolo gioiello tascabile da leggere tutto d’un fiato. Testimonianza del tempo che scorre incessante, Come una mano che saluta da un treno ripercorre le storie di uomini e donne scritte dall’autore in diversi momenti della sua vita. Così, da Neil Rossi, racconto del 2003, si arriva a Scritti da padre a figlio, andata e ritorno (2011-2017) esattamente come se l’intero processo di lettura fosse un viaggio in treno. È come se Roberto, seduto sul sedile prossimo al finestrino di un treno che non conosce destinazione, di tanto in tanto volgesse lo sguardo al paesaggio appena passato, con la sua musica preferita in sottofondo, e si fermasse ora a mirare un albero secolare ora un edificio moderno. E per quanto l’autore si ostini a definire i suoi racconti “a bassa definizione”, in realtà sono essi perle di un’antica collana che continua a esercitare un certo fascino. Otto scritti, tutti molto diversi e tutti con un’origine molto particolare (che si può apprendere dagli Spiegoni posti a mo’ di prologo di ogni racconto), che rimandano al lettore gli esercizi di stile dell’autore. Il merito di Roberto è quello di riuscire ad accontentare tutti i gusti in modo che ogni lettore possa, arrivato al termine della lettura, avere un suo racconto preferito. C’è, ad esempio, chi predilige la divertente spy-story Il più lungo giorno e chi Amnesia selettiva, per i chiari riferimenti letterari a Dino Campana (la prima) e a Boris Vian (la seconda); chi invece Destino a due ruote o Bobo la statua, perché di carattere sportivo con la vittoria di fausto Coppi al Giro del Casentino del 1939 e con la storia di Corrado Pilleddu nell’Arezzo; chi predilige Bambini, dal sapore distopico e chi invece Neil Rossi, per la sua naturale propensione a creare universi paralleli. C’è poi chi adora il principio e la fine di questa raccolta che rispondono al nome di Caramel e Scritti da padre a figlio, andata e ritorno, che mettono così a nudo il narratore da riuscire a trasmettere al lettore la giusta empatia per scavare nell’animo dei protagonisti. Ma c’è una cosa che accomuna tutti i testi ed è la ragione del titolo: in tutte le storie c’è un riferimento al tempo che passa e per ribadirlo l’autore ha voluto prendere in prestito le parole di J.S. Foer: «Il tempo passava come una mano che saluta da un treno sul quale avrei voluto essere» (Molto forte, incredibilmente vicino).

[Roberto Gennari ha 38 anni, è nato e vive ad Arezzo. Tra i suoi lavori, Notti insonni e pause pranzo (2011), menzione d’onore al Premio Casentino 2015 nella categoria “Poesia edita”; monologo teatrale Caramel (2004), primo premio al Concorso Letterario “Scrivere il teatro” del Piccolo Teatro Città di Arezzo; Delirio – tributo a John Doe (2010), storia a fumetti sceneggiata per i disegni di Andrea Gadaldi, pubblicata online e pluripiratata; Ventotto metri (2015), raccolta di racconti a tema sportivo, finalista al Premio Ilmioesordio.]