Europei 2020: l’Italia promossa a pieni voti nel girone A

Continua la cavalcata della nazionale italiana che ha conquistato altri tre punti nella sfida contro il Galles, valida per la terza partita del gruppo A. Non ci sono parole per sottolineare le grandi prestazioni dell’Italia guidata da Roberto Mancini, che ha fatto anche meglio della nazionale che aveva vinto il gruppo E agli Europei 2016 con Antonio Conte alla guida. Risultati tecnici, ma non soltanto: l’Italia intera ama questa nazionale che è stata seguita da oltre 10 milioni di telespettatori nell’ultimo match del girone.

I numeri del girone confermano la bontà del progetto azzurro: Mancini come Pozzo

La nazionale italiana è la seconda al mondo, insieme alla Germania e dietro solo al Brasile, per mondiale vinti: quattro per gli azzurri e cinque per i verdeoro. Tale record fa capire oneri e onori che si acquisiscono quando si guida la nostra selezione. Ma Roberto Mancini nella propria carriera di calciatore e allenatore ha accettato e vinto quasi tutte le sfide che il calcio gli ha messo davanti, cominciando con lo storico scudetto con la Sampdoria nel maggio del ‘91, passando per un altro storico scudetto alla Lazio, e terminando con le vittorie come tecnico in Inghilterra, Turchia e Russia guidando rispettivamente Manchester City, Galatasaray e Zenit San Pietroburgo.

L’ultima sfida accettata di buon grado è forse la più grande e prestigiosa della sua carriera da allenatore. Dal 2018 lo jesino guida infatti la nazionale italiana, squadra con cui da calciatore non ha avuto certamente un ottimo feeling, nonostante abbia collezionato comunque 36 presenze e quattro reti partecipando al Mondiale italiano del 1990. In tre anni di gestione della nazionale italiana i risultati sono sotto gli occhi di tutti e anche a Euro 2020 l’Italia “vestita” Puma conferma di essere fra le prime nazionali in lizza per la vittoria finale, come ci confermano i dati delle scommesse Europei disponibili sul sito Betway, secondo cui al 21 giugno gli azzurri sono a quota 7,00.

Trenta sono i risultati utili consecutivi: questo record del Mancio “scomoda” addirittura uno come Vittorio Pozzo, allenatore che è vera e propria leggenda nell’ambiente della nazionale italiana, capace di vincere due mondiali consecutivi nel 1934 in Italia e nel 1938 in Francia. Ma non è finita qui: la nostra nazionale da quando è guidata da Mancini e il proprio staff, che consta di tutti ex calciatori fra cui tre della Samp scudettata, in 35 partite disputate ha fatto registrare 26 successi, sette pareggi e due sole sconfitte, frutto di 86 reti messe a segno e 14 subite per una differenza reti di +72.

Nel girone non ha smentito le aspettative, ottenendo tre vittorie su tre e mettendo a segno sette reti con quattro giocatori diversi: Insigne (1) , Immobile (2), Pessina (1) e Locatelli (2), a cui si aggiunge l’autorete di Demiral nella prima partita causato da una grande giocata di Berardi.

Ma i risultati di Mancini non sono soltanto tecnici e archiviabili nero su bianco. La gestione di questi tre anni ha innanzitutto regalato un volto nuovo alla nazionale italiana: capace di giocare in verticale, creare tante occasioni da goal, e soprattutto fare possesso palla. Proprio quest’ultimo dato è abbastanza emblematico per analizzare il cambio di rotta non soltanto della nazionale italiana, bensì di tutto il movimento calcistico nazionale. Il possesso palla italiano nella prima partita con la Turchia è stato del 64%, contro la Svizzera nel secondo match ha toccato il 49% ma soltanto perchè l’Italia al minuto 52’ era già in vantaggio di due reti, e con il Galles di Bale gli azzurri hanno tenuto il pallone per il 70%.

Come anticipato, il pubblico italiano si è avvicinato nuovamente e con entusiasmo a una nazionale che nel 2018 aveva toccato uno dei punti più bassi della nostra storia calcistica, mancando clamorosamente la qualificazione ai Mondiali di Russia. Tale tendenza è confermata dalle statistiche relative alle preferenze televisive degli italiani. Nonostante l’Italia avesse già superato il turno e la partita con il Galles era una “formalità” per decidere se gli azzurri sarebbero passati come primi o secondi, lo share della partita ha sfiorato il 70%: quasi 13 milioni di spettatori.

Il plauso che va fatto a Mancini, staff, calciatori e FIGC è doveroso, e aver riportato l’entusiasmo non soltanto nello “spogliatoio” azzurro bensì anche fra i tifosi è un risultato che si aggiunge e impreziosisce quelli tecnici, comunque di assoluto rilievo.

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