Il casentinese Mario Maggi, prima vittima dell’alluvione del ’66, dimenticato dalla Regione Toscana

DICHIARAZIONE DI LINA MAGGI

FIGLIA DI MARIO MAGGI, PRIMA VITTIMA DELL’ALLUVIONE DI FIRENZE DEL 1966
La Regione Toscana, attraverso la Mediateca Regionale/Fondazione Sistema Toscana, organismo che fa capo alla Regione Toscana, ha organizzato nella Galleria delle Carrozze, in via Cavour 5, a Firenze, una mostra multimediale sull’alluvione del 4 novembre 1966 dal titolo “Arno 66 i giorni dell’Alluvione nel cinquantenario”.
Proprio oggi la Mediateca Regionale/Fondazione Sistema Toscana ha comunicato ufficialmente che la mostra è stata visitata da oltre 18mila persone.
Ad un certo punto dell’esposizione multimediale appaiono i nomi delle vittime di quel tragico evento e con mia grande sorpresa non ho visto il nome di mio padre, Mario Maggi, che risulta essere la prima vittima a Firenze dell’Alluvione.
Questo è un dato storico, che si conosceva già a suo tempo come da notizie pubblicate dal quotidiano La Nazione, e nuovamente confermato da ben 5 anni – e da nessuno mai messo in dubbio – grazie alle ricerche fatte, su mandato della famiglia, dal giornalista Franco Mariani, il quale ha potuto appurare che Mario Maggi è la prima vittima dell’Alluvione a Firenze, e non l’operaio Carlo Maggiorelli, il quale morì due o tre ore dopo mio padre.
Tra l’altro il 31 ottobre scorso l’Assessore Regionale ai Trasporti era presente alla cerimonia commemorativa che si è tenuta sulla tomba di mio padre a Castel S. Niccolò, cerimonia teletrasmessa da Teletruria Arezzo e pubblicata sui quotidiani la Nazione, La Stampa e Corriere Aretino.
Mio padre morì per una frana in Via Bolognese dove intervenne una pattuglia della Polizia Municipale e la Magistratura aprì anche un fascicolo su tale morte (affidato al Sostituto Procuratore Carlo Casini).
Il suo corpo finito nel Mugnone fu ritrovato dopo 3 giorni ancora avvolto nel fango all’obitorio del S. Giovanni di Dio. L’episodio è stato ricordato anche in Palazzo Vecchio da una signora inglese che abitava su quelle strada e fu un angelo del fango ed è ancora vivo uno dei tre Vigili Urbani che intervennero sul luogo dove morì mio padre.
Da 5 anni sono usciti vari articoli sui quotidiani fiorentini, oltre a servizi su tutte le emittenti televisive, e anche un libro ripercorre la sua triste storia, ma non solo, il suo nome ogni 4 novembre viene fatto ad ogni celebrazione annuale in ricordo delle vittime come anche la mattina dell’ultimo 4 novembre in Santa Croce dove, tra tutte le autorità è intervenuto anche il nostro Sindaco con il Gonfalone del Comune di Castel S. Niccolò.
Quindi mi chiedo come mai chi ha curato tale mostra ha deciso di non mettere il nome di mio padre tra le vittime.
Quanto ha speso/investito la Regione Toscana di soldi pubblici per tale esposizione?
Quanto è stato pagato il curatore della esposizione per tutto il suo lavoro?
Ritengo un mio diritto chiedere alla Regione Toscana e/o alla Fondazione Sistema Toscana un risarcimento per essersi dimenticati il nome di mio padre Mario Maggi, che non era certo un’opera d’arte ma neanche solo un operaio, un numero.
Era un persona di 44 anni che ha lasciato la sua vita nel fango di Firenze, ha lasciato una moglie e 4 figli a cui nessuno ha dato neanche una parola di conforto.
Per dignità gli sia almeno riconosciuto tutto il diritto di apparire assieme alle altre vittime dell’alluvione, diritto che hanno tutte le vittime di quel tragico evento e che dalle Istituzioni sono sempre state ignorate.
Tutto questo accade solo per la superficialità di chi ha curato l’esposizione – che non è costata poco – e che per tale lavoro è stato sicuramente ben pagato dalla Regione Toscana.

Comunicato Stampa

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