Lupi in casentino: il legale della Fattoria di Marena risponde alle dichiarazioni del WWF

All’attenzione dell’Associazione WWF di Arezzo

L’azienda agricola ed agrituristica Fattoria di Marena ritiene doverose alcune precisazioni in merito alla Nota resa pubblica in data 6 Luglio 2018 da parte dell’Associazione WWF Arezzo.

Ci duole dover sottolineare la leggerezza ed imprecisione con le quali la nota Associazione ambientalista si è posta rispetto agli ultimi eventi che ci ha visti coinvolti, sia per quanto attiene ai fatti, che per quanto riguarda i soggetti.

Lungi dal rispettare quanto affermato dal testo unico dei doveri del giornalista, artt. 1 e 2, l’ufficio stampa del WWF Arezzo non si è premurato di ricercare, elaborare né, tantomeno, di diffondere con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti.

Se ciò fosse stato fatto, si sarebbe agevolmente potuto verificare il luogo ove si è avuta la morte degli animali, come anche delle modalità con le quali è avvenuta, e con ciò rendersi conto delle inesattezze contenute nella Nota.

Non risponde al vero l’affermazione che “l’azienda oggetto del presunto attacco non è certo nel centro di Bibbiena ma in piena campagna casentinese a poca distanza dal confine del Parco Nazionale”. È bene notare come l’Azienda si trovi a 2 km dalla piazza principale di Bibbiena, a 520 m dalla zona residenziale che si snoda lungo via della Verna, a 860 metri dall’abitato di Camprena e a 2,5 km dalla piazza principale di Soci.

Per rendere più agevole la comprensione di tale distanza all’Ufficio stampa del WWF Aretino, da Piazza Grande a Piazza San Iacopo sono circa 600 m. Sempre da Piazza Grande, per arrivare alla fine di Via Vittorio Veneto si percorrono 2km, pari a quelli dalla nostra Azienda alla Piazza principale di Bibbiena.

Non solo. Oltre ad ignorare il sito in cui è ubicata l’Azienda, l’ufficio stampa evidentemente non possiede alcuna conoscenza delle strutture che la compongono, cosa che tuttavia non gli impedisce di affermare come l’attacco sia stato causato “in situazioni di scarsa vigilanza e protezione”.

Ciò che l’Azienda sostiene, non per “polemiche strumentali”, né tantomeno con “dichiarazioni poco credibili”, viene dall’esperienza della proprietà, che si compone, fra gli altri, di due Dottori Forestali, uno dei quali anche abilitato come Guida Naturalistica con corso accreditato dalla Regione nonché Operatore Turistico e di fattoria didattica i quali, pertanto, ritengono di avere competenze necessarie e “l’intelligenza” per tali affermazioni.

“Il predatore avrebbe attaccato… abbandonando sul posto le carcasse e ritornandovi nei giorni seguenti”; quanto riportato, oltre ad essere inesatto, mostra come chi scrive non si sia premurato nemmeno di contattare l’Azienda per informarsi su ciò che era avvenuto.

Non abbiamo affermato, infatti, che il predatore sia ritornato sui suoi passi alla ricerca delle proprie carcasse; tale affermazione viene sostenuta sulla base di pure illazioni del giornalista. Le carcasse dei due animali, sventrate ed abbandonate dopo l’attacco, sono state debitamente incenerite come richiesto dalla Legge, a seguito di controllo da parte del Medico Veterinario, che ha potuto constatare come la morte dei due animali non sia dovuto a cause infettive o naturali, bensì dall’attacco di un ‘canide’.

Ora, se non era un lupo, dobbiamo supporre che ci sia, in zona, un “animale” di dimensioni tali per attaccare e sopraffare una pecora Suffolk di oltre 50kg, un animale con abitudini notturne e predatorie, che lascia evidenti segni sul collo e sul muso degli animali attaccati, con grandi zampe canine che lasciano orme parzialmente soprammesse, come se camminasse su una linea retta.

Se da parte dell’associazione WWF Arezzo vi sono competenze tali da poter affermare con assoluta certezza, e soprattutto senza aver mai preso visione né dei luoghi, né delle carcasse, che quanto sopra non sia ascrivibile ad un attacco da parte di un lupo, è certamente degno di nota.

Ma, parimenti, di tali affermazioni devono essere fornite evidenze idonee a smentire quanto per adesso affermato, sostenuto e ribadito dall’Azienda, dalla risposta personale della Dott.ssa Isabella Nati Poltri che richiamiamo e condividiamo integralmente e, non da ultimo, da Coldiretti.

Anche se si volesse sorvolare sulla erronea ricostruzione dei fatti offerta dall’Ufficio stampa, così come anche delle valutazioni in merito, certamente a questa Azienda non sfugge il registro linguistico con il quale la Nota è stata diffusa al pubblico, mediante mezzo stampa e, pertanto, già con numerose condivisioni.

Certi che non fosse l’intento dell’Associazione WWF Arezzo, è bene ricordare, per ‘dovere di cronaca’, l’insegnamento della Suprema Corte di Cassazione che afferma come “il solo fatto che una notizia sia stata riferita in forma dubitativa non è sufficiente ad escludere l’idoneità a ledere la reputazione altrui. Anche le espressioni dubitative, come quelle insinuanti, allusive, sottintese, ambigue, suggestionanti, possono, infatti, essere idonee ad integrare il reato di diffamazione, quando, per il modo con cui sono poste all’attenzione del lettore, fanno sorgere in quest’ultimo un atteggiarsi della mente favorevole a ritenere l’effettiva rispondenza a verità dei fatti narrati”.

Dott. Fabio Ferri – Legale rappresentante