“Voci dal Casentino”: il nostro canile e l’importanza della sua esistenza

 

Elisabetta Macinai oltre ad essere presidente del canile del nostro territorio, è un’amica con la quale scambio importanti pezzetti di vita. Ritengo che sia una donna veramente in gamba e i nostri pensieri camminano spesso sullo stesso binario.

Le ho posto delle domande utili a farci conoscere un po’ più da vicino la realtà del canile del Casentino, una realtà che funziona, grazie all’impegno costante di più persone, molte delle quali volontarie, e sinceramente credevo che con la timidezza che caratterizza Elisabetta, mi desse risposte più o meno avare, invece, toccandola in un punto che le sta particolarmente a cuore, si è lasciata andare, e non mi basterebbero tre articoli, se dovessi riportare tutto ciò che mi ha risposto.

Non credo possa bastare l’amore nei confronti dei cani per portare avanti la realtà di un canile, mi sbaglio?

-L’amore per gli animali è il motore che ci guida da ormai vent’anni, ma da solo non basta. Quella del canile è un’attività che ci dà infinite soddisfazioni, ma sottrae anche del tempo alle nostre famiglie, un tempo che spesso rubiamo e ritagliamo fra gli incastri lavorativi. Si tratta di un tempo pregno di gioie ma anche di frustrazione, dolore e senso d’impotenza. Talvolta ci sentiamo oppressi, perché è complicato dal punto di vista emotivo e proprio l’amore nei confronti dei cani, è quel qualcosa che ci tiene a galla e non ci permette di mollare.

Dal 2004 le risorse economiche, grazie alla convenzione fatta con i comuni del Casentino, ci permettono di essere sufficientemente tranquilli, anche perché possiamo permetterci due dipendenti fissi, che sono necessari al buon andamento di questa realtà, inoltre serve preparazione e competenza, e questo perché volontari non ci si improvvisa mai, neanche per aiutare un canile, per cui conta molto l’approccio con i cani e il rispetto delle normative di sicurezza. Serve peraltro una preparazione amministrativa perché la nostra associazione è un’attività a tutti gli effetti e oggi la burocrazia è stringente. Il lato amministrativo legato alla sicurezza dei volontari non è affatto facile, e come presidente a volte mi sento schiacciare dalle mille responsabilità. Ma fortunatamente c’è anche il lato piacevole.

Raccontami una giornata tipo al canile…

-Durante la settimana c’è un operatore dipendente fisso, e tutti i giorni festivi, e dico tutti, ci siamo noi volontari che abbiamo dei turni precisi. D’estate arriviamo presto in struttura per lavorare col fresco, invece nei mesi invernali, attacchiamo più o meno alle nove. Quindi puliamo i box, che in totale sono una ventina, e tutta la struttura in generale. Diamo il cibo ai nostri ospiti pelosi e se servono, i medicinali. Gestiamo le uscite dei cani che in gruppo possono andare a scorrazzare nel nostro boschetto che è addirittura recintato, per una maggior sicurezza, alcuni invece devono uscire in solitaria, anche a causa del loro carattere appreso dal vissuto precedente. In estate mettiamo addirittura una grande piscina dove farli giocare con l’acqua. Vengono lavati e spazzolati giornalmente e poniamo costantemente attenzione alle loro problematiche.

Ci sono cani non abituati all’uomo. Alcuni sono fobici, impauriti e tristi e noi li aiutiamo a riconquistare quella fiducia che noi umani gli abbiamo fatto traballare. Li portiamo spesso fuori dal canile per abituarli al guinzaglio, casomai venissero adottati e poi accogliamo i signori visitatori con grande affetto e con dovere morale. Cerchiamo per loro la famiglia ideale, con fare attento e minuzioso, per far sì che non vadano a vivere peggio. Purtroppo però, non possiamo salvare tutti i cani del mondo e questo talvolta ci fa traballare.

Il capoturno alla sera tramite il nostro gruppo whatsapp, mette tutti al corrente di quello che è successo in giornata, così tutti sappiamo sempre tutto, anche coloro che in quello specifico giorno non era stato presso il canile. Se in struttura ci sono dei cuccioli, le cose si complicano e i nostri turni raddoppiano, questo anche se ci sono delle terapie particolari da fare. Negli anni è capitato che ognuno di noi si è portato un cucciolo a casa per poterlo allattare con cura.

Ricevete aiuto dagli enti e dai privati?

-Il canile è di appartenenza dei comuni del Casentino che ci sostengono per i servizi che svolgiamo, invece i privati ci regalano cibo, giocattoli, fanno piccole donazioni, e fra loro c’è anche chi adotta un cane a distanza. Insomma delle goccioline ci arrivano, in fondo il mare è fatto di gocce no?

Un’esperienza che ti ha lasciato tanto, nel bene o nel male?

-Le esperienze fatte in tanti anni sono molteplici e non se ne perdono mai le emozioni. La più grande di tutte è sempre quella di riuscire a far adottare un cane vecchio e malato per fargli finire il suo tempo in mezzo a tanto amore anziché al canile, non che al canile non venga amato, ma in famiglia è un’altra cosa, e poi, quando l’ultimo degli ultimi lascia la nostra struttura per essere abbracciato da una vera famiglia, per tutti noi avviene una sorta di magia.

Ci sono persone che cercano il cane più bisognoso, Ringhio ad esempio era un girovago vagabondo, e quando è entrato in canile ci mostrava sempre i denti per tenerci lontani. Poi con la dedizione e l’amore è cambiato, e così è cambiato anche il suo nome che non è più Ringhio, ma Ringo. Da non molto è stato adottato da una famiglia di Soci e vive con tanti fratelli felini. Sai, i cani sono nelle nostre mani e vederli morire in canile ci destabilizza non poco.

I visitatori cosa cercano quando vengono a trovare i cani?

-Vogliono quasi sempre cuccioli di piccola taglia. Noi cerchiamo di far capire che ci sono cani di media taglia buoni e mansueti e che magari un piccolo di soli cinque chili può essere una scheggia impazzita, ma il cucciolo rimane sempre il più ambito.

Fortunatamente avete tanti volontari che credo siano indispensabili…

-I volontari sono tanti e questa è una ricchezza perché c’è più varietà umana, che serve a coprire più tipi di intervento. C’è il volontario paziente, quello giocherellone, quello che sta più vicino ai cani, magari leggendogli un libro ad alta voce. Ci sono i volontari che consegnano i nostri calendari facendo entrare un po’ di soldini, e per questo ringrazio Nicola Cianferoni e Deborah Frosecchi che lo stampano con cura. Ci sono i volontari che curano i social, e poi ci sono le varie “gattare” un nome per tutte Carla Giovani. Siamo un gruppo variopinto e sostanzioso e talvolta in tempi di non Covid, ci recavamo anche nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi a questa realtà.

Di cosa avreste bisogno? Racconta pure a ruota libera

-Vorrei un mondo senza canili, senza randagismi e senza abbandono, ma la nostra spina nel fianco sono i gatti, perché per loro non abbiamo un “gattile”, per questa precisa realtà manca l’aiuto dei comuni e abbiamo difficoltà a far censire le colonie feline.

Voglio però raccontarti una storia, a te che ne narri tante: Tanti anni fa c’era da noi un volontario che si portava a casa i cani alla fine dei loro giorni, si tratta davvero di una persona speciale, poi questo signore si è trasferito altrove e i nostri cani hanno ripreso a finire i loro giorni qui nella struttura. A un certo punto però mi è arrivata una telefonata dalla nostra amica Silvia Ciampelli, che mi chiese se Baldo, un meraviglioso segugio ospite nostro, fosse stato in grado di viaggiare in macchina, e quando le ho risposto di sì, è venuta a prenderlo per portarselo a casa. Andando via Baldo però, Argo è rimasto senza il suo amico di avventure e la nostalgia diventava sempre più padrona di lui, tanto che ci eravamo preoccupati, ma quando abbiamo avvertito Silvia di quello che stava succedendo, è ritornata al canile a prendere anche Argo, che fra l’altro sta facendo la chemioterapia per un tumore esteso alla pelle e per questo motivo non sappiamo quanto potrà andare avanti. Quello che conta però è che adesso si trovano entrambi in una famiglia dove c’è una donna che se ne prende cura e che ha avuto il coraggio di non separarli.

La storia del canile del Casentino è una storia fatta di storie, alcune tristi, altre bellissime e da tutte traiamo qualcosa che ci rimane nel profondo del cuore, ma la storia più bella di questo canile è che ha la fortuna di avere tanta gente di buona volontà e buon cuore, gente che dona il suo tempo ai nostri cari amici pelosi, in primis Elisabetta Macinai, direttore del suddetto canile, e credetemi, con lei possono dormire sonni sereni perché la sua è una vera e propria missione!

Grazie! 

 

 

 

Marina Martinelli
Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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