Voci dal Casentino: “Ma, il Marioni!?”

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Ma, il Marioni!?

Tempo di ascolto dell’articolo 10’59”

Finalmente un po’ della sua vita sul palco. Un sogno da sempre…

Avete presente di cosa si parla quando parliamo di onore? Ebbene io quel qualcosa lo provo pigiando sui tasti del mio PC, e sporcando lo schermo da alcune lettere che piano piano andranno a formare una storia, quella di Alberto Marioni, un giovane uomo che tanto ama questa valle, e che tanto brama di tornare fra le braccia della sua Stia, il paese dove è nato e cresciuto.

Ciò che accade ad Alberto quando calpesta questa terra casentinese, va ben oltre all’appartenenza, ciò che lui prova è un sentimento sottile che rammenta l’orgoglio e l’amore incondizionato nei confronti di questi luoghi, che per lui rappresentano una vera e propria culla.

Perciò ho posto al Marioni alcune domande che saranno utili a farci capire, sì l’amore che prova nei confronti del nostro Casentino, ma anche a darci una “spolveratina” di ciò che sarà lo spettacolo che andrà in scena il 15 aprile, sul palco di quel teatro che lo ha guardato più volte muoversi ed interpretare quasi sempre sé stesso, ovvero il teatro comunale di quella Stia che tanto gli appartiene.

Come ti è venuto in mente di mettere insieme tanti aneddoti di vita e farne addirittura uno spettacolo?

-L’idea balenava nella mia mente da tanto tempo, da almeno due o tre anni. Purtroppo non ho mai avuto molto tempo per concretizzare i buoni propositi ed ero anche scoraggiato dall’inesperienza, perché non avevo mai scritto uno spettacolo. La scintilla è scattata in seguito ad un fatto spiacevole e precisamente durante una discussione su facebook, dove la persona che stava litigando con me mi lanciò un attacco personale, e devo dire molto fastidioso. Mi disse: parli tanto del Casentino ma concretamente non hai fatto niente per il tuo territorio, e fu proprio grazie a questa sorta di attacco che pensai: ora gli faccio vedere io! E così decisi di mettere a punto una commedia teatrale, il cui ricavato andasse in beneficenza.

“Ma, il Marioni?” Racconterà tanti spezzoni della tua vita, in pratica con questo spettacolo darai loro animosità e corpo. Raccontaci, senza svelare troppo naturalmente.

-Ho sempre cercato la parte comica, se non talvolta paradossale in ciò che mi accade quotidianamente. Questo mi ha aiutato a vivere con più leggerezza, e a volte anche a trovare un motivo per sorridere dopo episodi tristi o addirittura drammatici. Lo spettacolo riassumerà quanto ho appena detto, perché di fatto parla di me e di tanti episodi che mi riguardano. –

Visto le centinaia di persone che ti seguono anche sui social, saranno sicuramente in tanti a volerne sapere di più, non credi?

-Credo di sì perché avverto da mesi tanto interesse e anche entusiasmo riguardo allo spettacolo, confermato anche dalle prenotazioni che sono state moltissime, dal Casentino e non solo. Però, per sapere di più bisogna prendere parte alla serata, perché nel momento in cui viene meno la curiosità, perdiamo tutto, e questo non solo nel teatro. –

Il tuo amore per Stia, il tuo paese natio e che ti ha guardato crescere, procura una curiosità e tenerezza infinite. Perché la ami così tanto?

-Quando i sentimenti sono così stravolgenti è difficile spiegarli, credo che vi sia una pluralità di motivi: innanzitutto Stia e il Casentino sono meravigliosi, dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e anche storico. Viaggiando si capisce quanto tante persone si esaltino per molto meno, e solo perché altri luoghi sono più sponsorizzati. Ma l’amore per il mio paese è un fatto intrinseco, intimo e strettamente personale. Qui, al contrario che in una grande città, non mi sento un numero e amo interagire con gli altri. Potrei fermarmi per strada a parlare con chi incontro soltanto per il piacere di farlo: questo è possibile anche nei centri urbani certo, ma è più difficile. Lì s’incontrano passanti che non rincontreremo mai più, e purtroppo questo capita ultimamente anche nelle nostre parti che si stanno spopolando, e non vorrei.

Poi ti confesso, cara Marina, che nella mia infanzia non mi sono sbucciato abbastanza le ginocchia: ho tanti rimpianti, e per questo sono tornato bambino da adulto, nei posti come il “Canto alla rana” che prima non avevo vissuto a sufficienza, e che penso adesso, di esserci riuscito. Concludo dicendoti che affezionarsi al Casentino è facile, del resto basta allontanarsi un pochino per poi ritornare. –

Saranno tante le persone che appariranno sul palco insieme a te. Con quale criterio le hai scelte?

-Chi reciterà, suonerà e canterà è stato scelto per amicizia, stima e fiducia. Sono persone che conosco da tempo, che hanno una buona esperienza sul palco e ottime capacità espressive. Quando ho scritto il testo lo immaginavo su misura per loro, glielo appiccicavo addosso e nessuno mi sta deludendo, devo dire, anzi, sto avendo continue belle sorprese. Posso esprimere solo infinita gratitudine nei confronti di tutti loro. –

Stai mettendo su qualcosa che sa di famiglia, di amicizia, che farà sorridere ma anche riflettere, proprio come sei tu del resto, e oltretutto l’intero incasso sarà devoluto alla Fondazione Alice di Campolombardo, di cui la realtà, ti sei infilato nel cuore. Ritengo che sarà uno “sposalizio” straordinario questo connubio del bello!

-Ho sempre pensato che far riflettere suscitando sorrisi e divertimento non vada ad impoverire i contenuti, ma al contrario permetta ai messaggi di arrivare a destinazione in modo meno pesante, meno invasivo e di conseguenza più efficace. Mi rendo conto allo stesso tempo che sia un obbiettivo non semplice da raggiungere, per questo è importante esprimersi nel miglior modo possibile.

Per quanto riguarda il ricavato di beneficenza, voglio essere totalmente sincero: inizialmente, addolorato dalla tragedia del Covid – 19, avevo pensato di devolvere l’incasso dello spettacolo agli anziani di Pratovecchio – Stia, alcuni dei quali sono stati uccisi o gravemente debilitati dal virus. Poco dopo aver scoperto che tale proposito non era materialmente realizzabile, mi sono trovato a conoscere Simone Ciulli, che mi ha confessato che da tempo voleva mostrarmi la realtà della sua fondazione.  Ebbene, ne sono stato piacevolmente sorpreso e ho accettato con interesse, e nel momento in cui ho visto da vicino i progetti della Fondazione Alice, mi è sorto spontaneo l’intento di sostenerli. Li apprezzo moltissimo per come riescono a sensibilizzare il prossimo in merito al tema della disabilità, e per le straordinarie attività che svolgono. Approfitto per salutare Maurice Vaccari, che lavora all’interno della Fondazione e che considero un amico. –

Il teatro di Stia determinerà una sorta di trampolino di lancio, e certo non poteva essere altrimenti visto che si trova proprio nel cuore stiano e che ti ha visto entrare dentro di sé, centinaia di volte. Non è una scelta a caso vero?

-Non so se il teatro comunale sarà un trampolino di lancio per un’ipotetica carriera artistica, perché ho già 32 anni e non sono attore di professione, né uno scrittore, e svolgo entrambe le attività per diletto e passione. In ogni caso la vita è imprevedibile quindi non mi sento di chiudere le porte a niente. Detto questo per me è giusto e forse anche doveroso esordire come “regista” nel mio paese. Lo devo a me stesso, per l’amore infinito che provo per Stia, lo devo a tutti i compaesani che mi hanno sostenuto per anni in questa mia attività di autore “da social netwuork”,  lo devo al territorio che tanto mi ha dato e merita di ricevere qualcosa d’importante in cambio, alla Fondazione Alice per la causa che sposa, e ad un bellissimo teatro che da un anno è stato riaperto, dopo tanta attesa da parte della comunità locale. –

Raccontaci a ruota libera, soprattutto le sensazioni…

-Negli ultimi mesi, la messa a punto di “Ma il Marioni?” mi ha provocato così tanta gioia che auguro di provare davvero a chiunque. Credo che tutti trarrebbero beneficio personale dal costruire un progetto di qualsiasi genere con le loro mani e realizzarlo, a prescindere dal risultato.

Ammetto che ogni notte addormentarsi è più difficile, perché non è facile e a mio parere neanche giusto, controllare le emozioni. Nelle piccole realtà come il Casentino, il giudizio altrui è pesante e spesso può mettere in ginocchio soprattutto i più piccoli, ma anche adulti esperti e ben navigati. Da bambino e da adolescente, questo tipo di mentalità mi ha spaventato più volte, soprattutto perché vedevo che chiunque osasse proporre qualcosa di insolito e stravagante era esposto a un massacro collettivo incontrollato e talvolta crudele. Scrivere, pubblicare video, recitare e in generale non prendersi sul serio, mi ha esposto a dei rischi, e a volte ho subito attacchi davvero pesanti. Tuttavia, quel che sto vivendo adesso mi porta a creder che non è stato inutile ingoiare veleno e talvolta soffrire. La felicità di essere in procinto di avverare un sogno è al di sopra di ogni fattore di disturbo, e spero che queste sensazioni possano arrivare a chi prenderà parte allo spettacolo, e a chi lo vedrà! –

E questo è l’Alberto Marioni che amiamo, quel ragazzo che si lascia volere bene sui social, ma anche e soprattutto dal vivo. Il Marioni che sfotte, che non sbaglia una virgola, che inventa poesie vere e pregne di verità assoluta, lui che ha una parola buona per tutti e che il rispetto che porta ad ognuno sa di un sapore antico, quando la parola contava davvero. Il Marioni che ama la sua famiglia e che ha reso zia Marioni un personaggio senza fine alcuna. Lui, quel ragazzo un poco strano e così tanto particolare che si perde a Buiano, quello che scrive da Dio e che racconta tutto dondolando. Colui che se stiamo un paio di giorni senza sentire ci viene da chiederci: Ma, il Marioni?

Grazie Alberto, ragazzo dal cuore d’oro!

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Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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