28 agosto 1944: la liberazione di Bibbiena

La liberazione della cittadina di Bibbiena dell’occupazione nazifascista (28 agosto 1944) fu preceduta da uno scontro chiave avvenuto a Campiano il 27 agosto 1944.
I 21 uomini della I compagnia del III Battaglione della XXIII Brigata Pio Borri, ben equipaggiati di 18 mitra Thompson e di due mitragliatrici leggere Bren, avevano trascorso la nottata del 26 agosto a Rassina, ove avevano ricevuto l’ordine dal comando inglese del reggimento Skinners Hourse di pazientare in attesa che le numerose forze tedesche, ancora diffuse nel centro e nelle frazioni bibbienesi (e troppo numerose e supportate dall’artiglieria e dai mortai della Linea Gotica) arretrassero dal territorio. Il contingente partigiano, quasi interamente formato da bibbienesi e guidato da Luigi Lastucci, con notevoli pressioni ottenne l’autorizzazione di effettuare l’indomani una sortita perlustrativa sino a Terrossola.
Mantenendosi sulla sponda orografica destra dell’Arno, i partigiani arrivano, all’alba del 27 agosto nei pressi del podere Casalecchio, dove la compagnia si divide in tre squadre che puntano simultaneamente su Campiano: giunti a poche centinaia di metri dalla destinazione, la squadra guidata da Tullio Altarini viene investita dalle raffiche nemiche. Tullio riesce a salvarsi fingendosi morto, mentre i compagni e le altre squadre, portatesi su un poggio, accettano battaglia. Accorgendosi che il combattimento sta andando per le lunghe, i partigiani, coprendosi a vicenda e sfruttando l’aspra natura del terreno, decidono disperatamente di avanzare, fino a semicircondare il nemico e a costringerlo alla ritirata oltre l’Arno e a Bibbiena.
Gli inglesi, una volta a conoscenza dell’atto eroico dei ragazzi italiani, decidono pertanto di autorizzare, per il giorno 28, una nuova sortita, che aveva l’obbiettivo di raggiungere il ponte giá minato del Corsalone fino a portarsi, quale limite invalicabile, a Pollino. A supporto dell’operazione vengono inviate due jeep inglesi e due genieri indiani, che all’alba iniziano ad agire sul campo minato predisposto tra le rive dell’Arno e la statale Umbro Casentinese: uno di loro morirá durante le operazioni di sminamento.
Alle ore 9 del 28 agosto, il gruppo dei 21 partigiani raggiunge Pollino: qui Lastrucci, vedendo sulle facce dei compagni l’irrefrenabile voglia di “liberare casa”, li divide ulteriormente in tre squadre e contravvenendo agli ordini inglesi lancia l’avanzata su Bibbiena.
La prima squadra, comandata da Giuseppe Segenni, risale la pluricentenaria Via degli Archi; la seconda squadra, guidata da Tullio Alterini, avanza attraverso la via principale, mentre il terzo gruppo risale verso Bibbiena costeggiando la strada da valle.
Arrivato a centro metri dal podere di Lontrina, il gruppo Alterini viene fatto segno del fuoco nemico che proviene dalla casa: i partigiani rispondono al fuoco e costringono il nemico a una veloce ritirata verso Santa Maria del Sasso. Nel frattempo, la squadra di Segenni arriva al complesso monastico di Sant’Andrea, dove gli uomini vengono fatti appostare alla porta finestra e al primo piano del n°25. Da qui, il vice comandante di squadra Carlo Rosai apre il fuoco di mitragliatrice verso i tedeschi in movimento su Santa Maria, che tuttavia rifiutano lo scontro.
Le squadre di Segenni, Alterini e Lastrucci si riuniscono al carcere mandamentale, poi, passando via Borghi, via Berni,e Via Garibaldi, giungono al fine in vicinanza di Porta dei Fabbri, dove costringono alla ritirata gli ultimi 4 soldati rimasti nel centro storico alla ritirata.
Poco dopo, i partigiani entrano festanti in Piazza Grande, dove un commosso dottor Michelini corre incontro e abbraccia Tullio Alterini, che apre il corteo dei liberatori.
Per due giorni i partigiani rimarranno gli unici occupanti di Bibbiena, seguiti, a debita e premurosa distanza,dagli inglesi e dagli indiani dello Skinners Hourse, che raggiungeranno Bibbiena soltanto il 30 settembre. Nella giornata del 29,i tedeschi tenteranno di riavvicinarsi in forze dalle colline circostanti, ritirandosi alfine senza attaccare né colpo ferire.
40 anni dopo, Tullio, ricordando quei giorni così concitati, scriverá: “Sentimmo allora che insieme a noi, insieme al popolo di Bibbiena, erano presenti anche loro, i nostri compagni caduti in combattimento sui monti del Casentino e della Romagna, o soppressi mediante impiccagioni, e anche i martiri delle stragi di Vallucciole, Partina, Moscaio, Cetica, Ortignano Raggiolo e di altre località. A noi sembró che lí, in quella piazza, ci fossero tutti, tutti coloro che avevano collaborato alla vittoria”
Luca Grisolini
Luca Grisolini
Nato dal 1990, vive, cresce e lavora a Pratovecchio Stia. Laureato alla Cesare Alfieri di Firenze in Scienze Politiche nel 2012 e specializzatosi in Sociologia e Ricerca Sociale nel 2016, ha terminato (per ora) il percorso universitario con un Master di II livello in Scienze Forensi (Criminologia, Investigazione, Sicurezza e Intelligence) presso La Sapienza nel 2017. Dallo stesso anno fa parte del team di ricerca dell’Osservatorio per la Protezione dell’Economia dell’Impresa del Centro Interdipartimentale Studi Strategici, Internazionali e Imprenditoriali dell’Università di Firenze. E’ Socio Qualificato Senior dell’Associazione Nazionale per la Compliance delle Regole. Dal 2014 è libero professionista e opera in un campo poliedrico di servizi che vanno dalla consulenza e progettazione alla formazione rivolta ad aziende, studi legali, enti pubblici e scuole. Sin da giovanissimo sviluppa due passioni, di cui farà un motivo di vita e un impegno costante: la memoria e la militanza culturale. Entrato a 12anni nell’ANPI, a 15 ne diventa portavoce giovanile provinciale, in una lunga carriera che lo porterà ad essere il Presidente Provinciale più giovane d’Italia nel 2016 (carica decaduta nel 2019 con la nomina a Consigliere Comunale della Cultura del Comune di Pratovecchio Stia). Dal 2019 è membro del Lions Club Arezzo Nord Est. Parallelamente sviluppa l’impegno culturale, dedicandosi in età giovanile alla produzione poetica (ottenendo più volte riconoscimenti al Premio Casentino) e dal 2006 alla critica letteraria e artistica: nel 2010 è inserito nella “Letteratura Italiana del XXI secolo: primo dizionario orientativo degli scrittori”, mentre nel 2011 sigla alcune note critiche nella “Letteratura Italiana Contemporanea” con saggi introduttivi Neuro Bonifazi, Giancarlo Quiriconi, Rodolfo Tommasi (entrambe presso le edizioni Helicon). Nel 2011 introduce l’Agenda letteraria Arte e Pensiero con il saggio “Carlo Cattaneo, l’azione e pensiero del padre del federalismo italiano”; un suo saggio del 2013 (nato come prefazione all’opera di Nives Banin “Il Biennio Rosso”) è citato da Bruno Vespa nel best seller “Come l’Italia diventò fascista”. Negli anni si dedica anche alla curatele artistica, organizzando tre esposizioni di arte contemporanea e diventato Responsabile per gli Eventi Esterni di Pratovecchio Città degli Uffizi (2016). Nel 2017 la sua tesi di laurea specialistica dedicata alla strage di Vallucciole ottiene il Riconoscimento della Presidenza della Camera nell’ambito del Premio Spadolini Nuova Antologia; successivamente, l’opera verrà pubblicata dalle Edizioni dell’Assemblea del Consiglio Regionale della Toscana con il titolo Vallucciole, 13 aprile 1944. Storia, ricordo e memoria pubblica di una strage nazifascista”. Altri suoi saggi sono diffusi su pubblicazioni scientifiche e letterarie. Si segnalano Storia essenziale della Resistenza in Casentinese” in A.Brezzi, “Poppi 1944. Un paese nella Linea Gotica” e Vallucciole covo partigiano: 13 settembre 1943 – 11 novembre 1943 in A. Busi, L,Conigliello,P. Scapecchi (a cura di) “La Rilliana e il Casentino. Percorsi di impegno civile e culturale. Studi in ricordo di Alessandro Brezzi”. Dal 2012 collabora con il mensile Casentinopiù.

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