La storia di Edward Thorp, il matematico dell’azzardo

Americano, classe 1932, sapeva parlare con i numeri. E il suo libro è una bibbia per tutti i giocatori.

Il mondo del gambling è pieno di leggende, notizie false, credenze metropolitane, favole metropolitane. L’azzardo si presta alla perfezione per storie da film, per figure mitologiche di giocatori fortunati, criminali o geniali. Tra queste ce ne sono un paio vere al 100%. Tra le più belle c’è senza dubbio quella di Edward Thorp, un matematico statunitense che ha una dote particolare: parlare con i numeri, saperli ascoltare, interpretarli.

È così che riesce a teorizzare il conteggio delle carte nel blackjack e a scrivere la sua dottrina nel libro Beat the dealer, diventato una vera e propria Bibbia per tutti i giocatori di blackjack. Ma facciamo un passo indietro, precisamente al 14 agosto del 1932. È questa la data di nascita di Edward Oakley Thorp nato a Chicago, nell’Illinois. Nel suo curriculum vitae si legge un master in fisica e un dottorato in matematica all’Università della California a Los Angeles. Dopodiché Thorp inizia a tenere delle conferenze sulla finanza quantitativa, che gli avrebbero aperto la strada della carriera in borsa, subito dopo essere diventato professore di matematica presso il Massachusetts Institute of Technology.

È negli anni Sessanta che il destino di Thorp si intreccia con il gioco. Tutta colpa di un suo amico, Claude Shannon, che propone al professore e alla moglie un viaggio a Las Vegas per le feste di Natale. Siamo nel 1958, sembra un’ottima idea. È l’inizio di una storia clamoroso. Perché i suoi occhi tecnici capiscono subito come funzionano le carte e si rende conto che anche i migliori giocatori al tavolo non capivano davvero i concetti matematici dietro al blackjack. Thorp, attraverso i suoi calcoli, aveva capito che un giocatore potesse trarre un vantaggio compreso tra l’1 e il 5% contro il banco del blackjack. Nel giro di pochissimo tempo, lui e il suo amico riuscirono a vincere una somma superiore ai 70.000 dollari in un solo finesettimana. Ovviamente attirarono su di loro le attenzioni dei casinò, che iniziarono a scacciarli e a bandirli dalle loro sale. Così Thorp decise di passare alla carriera di scrittore. Quando diede alle stampe “Beat the dealer”, che arrivò nelle librerie italiane nel 1966 con il nome di “Batti il banco”, fu un vero e proprio evento editoriale.

Nelle sue pagine si spiegava con esempi e tantissimi dettagli come un giocatore di blackjack potesse vincere matematicamente contro il croupier attraverso il celebre sistema “della carta che vale 10”, che permette di ottenere un vantaggio in molti sistemi di conteggi delle carte a blackjack. Dopo quattro anni, ecco la seconda edizione del libro, con nuove carianti di conteggio e nuove strategie di vittoria.

Da quel momento Thorp ha abbandonato il gioco e anche la scrittura, per dedicarsi alle azioni e al mercato di Wall Street. La sua eredità, però, è qualcosa di unico. Al pari di quella del Mit di Boston, che ha dato l’ispirazione per il film 21 di Robert Luketic. Forse, chissà, tra qualche anno vedremo al cinema la storia di questo pazzo, e geniale, matematico. Che aveva capito come parlare con i numeri. E con le carte.

 

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