Festa della Musica, quando il suono diventa arte e Premio Biennale Nazionale di Poesia inedita Giovanni Guidi

Sabato 18 novembre si è svolta, presso Teatro Comunale degli Antei a Pratovecchio, la 14ª Edizione della “Festa della Musica, quando il suono diventa arte”, manifestazione ideata ed organizzata da Associazione Corale Symphonia ad ingresso libero e gratuito. Un evento culturale a tutto tondo, caratterizzato dal dialogo delle arti con grandi artisti e giovani talenti, in concomitanza con la 3ª edizione del Premio Biennale Nazionale di Poesia Giovanni Guidi. Prezioso il Comune di Pratovecchio Stia per il patrocinio ed il supporto logistico, Anbima Provinciale Arezzo per il patrocinio al Premio Guidi, Idea Plus TV Canale 112 per le riprese e Casentino Più per la pubblicazione delle opere vincitrici del Premio Guidi.

L’evento ha presentato un programma ricco, con l’esibizione, oltre al Coro Symphonia accompagnato al pianoforte da Eleonora Niccolini, di numerosi giovani talenti, dalle ballerine della Freestyle Dance School di Francesca Renzi, alle allieve dei corsi di Canto presso Circolo Artistico di Arezzo tenuti da Gaia Matteini nella formazione corale “Giovani Armonie”. Il Premio di Poesia ha avuto adesioni da tutta Italia. Quest’anno le sezioni a concorso erano due: Poesia inedita (adulti) e Racconto di bambini (per candidati in età scolare).

Le opere vincitrici hanno emozionato il pubblico:

SEZIONE POESIE

1° classificato: Machaon di Bianchi Massimiliano (Cesena)

2° classificato: Da una cellula di Elisabetta Liberatore (Pratola Peligna, L’ Aquila)

3° classificato: Sogni di Francesco Palermo (Torchiarolo, Brindisi)

SEZIONE RACCONTO DI BAMBINI

1 ex aequo: Gli spartani si risvegliano dall’oltretomba di Alfredo Sbragi (Arezzo) e La gatta cieca di Giulia Guidi (Arezzo)

La commissione, composta dal Direttivo dell’associazione Corale, dai professori Rosa Vetta e Alessandro Ristori e presieduta da Patrizia Rossi, ha presentato ogni opera vincitrice in modo accurato.

Fondamentale per il Premio di Poesia la collaborazione con gli artisti Sara Lovari ed Elia Fiumicelli, che hanno donato le loro opere come premio ai primi classificati, come anche Ceramiche Tapinassi, che da sempre affiancano questa manifestazione insieme a Salumi di Scarpaccia. Gradito anche il contributo del Parco Foreste Casentinesi, in particolare si ringraziano il vice direttore Andrea Gennai e il presidente Luca Santini che ha donato preziosi volumi.

Un pomeriggio che ha toccato il cuore, con performances di alto livello e momenti poetici profondi, con qualche sorpresa, come l’omaggio a De Andrè di Ristori. L’associazione Corale Symphonia ha voluto festeggiare a tutto tondo i suoi 20 anni di attività mettendo anche in questo evento, uno dei tanti nel proprio calendario artistico 2023, tutto l’impegno e l’amore che caratterizzano il suo modo di divulgare la cultura.

Queste le poesie vincitrici:

Machaon
Il vento non parla mai allo stesso modo
e cambia il mio volto
come alle montagne
e la vita corre incontro al suo destino
come i fiumi che cambiano i percorsi
e le stagioni che si succedono.
Ho scritto la mia storia
sopra le altre
ascoltate lungo la strada,
graffiate sui muri
nelle effimere notti
negli sguardi
nelle convinzioni
e nelle false vittorie.
Chiudendo gli occhi all’infinito
sull’eco di note impazzite
ho amato la speranza,
perché l’anima ama i sogni
e la realtà è madre degli incubi.
Cos’è la vita senza il vento?
Ho ucciso il mio bruco
. . . vola una farfalla.

Da una cellula
La pace è un suono gentile
nelle ore di punta
tra le facciate dei palazzi
e un tempo clemente
aperto come una terra di mezzo,
vive negli occhi che ascoltano e accolgono,
resiste nei sogni violati al confine del mondo,
trema nelle case che ancora abitano
come radici tenaci l’esilio.
China, singhiozza piano sui corpi proni,
sulle cene non consumate
ferme tra i denti e il respiro,
sui chilometri di capelli
che sono già ricordo, ora.
Sorride nei compleanni di chi è rimasto,
nei nomi e cognomi che scorrono il tempo,
Prega piano nel diluvio di sirene
che lacera il giorno nelle città sconsacrate
che urlano un dio in contumacia.
Non passa, rimane attaccata alle pareti
immune dalle policromie delle parole,
dai giochi di tecnica,
dai mutamenti delle geografie, delle geometrie,
dai giochi di carte truccate,
dalle giostre di fili spinati dentro muraglie
che oscurano il cielo.
La pace ha ali bianchissime,
è vasta e chiara come tutte le aurore
che il mondo ricordi,
dai tempi in cui una cellula
navigava gli abissi, inesplorati.

Sogni
S’inchinano stanchi i miei sonni
all’abbraccio vellutato delle notti
nel morbido rifugio delle ore più buie,
mentre cerco sapori di tregue,
quiete di parole e riparo
dallo spiarmi invadente della luna.
Frugo pause dal mondo
e lusinghe di note e di luce
tra i miei depositi d’anima.
Arreso il sonno ai sogni,
viaggio clandestino,
senza biglietto né valigia,
nella nebbia di mitici paesaggi sconosciuti
o solco mari di freschezza e cieli tersi,
sazi di troppe stelle per essere veri.
Indosso la menzogna
e finalmente vivo,
vivo nell’altrove.
Poi, sul far dell’alba,
lenta e crudele s’alza la cataratta
delle mie notti bugiarde
e tornano robuste le assenze.
Censisco morti e pianti e rimpianti,
storie di perdite e sprechi
e resti di paure antiche.
Domani
rovisterò altre complici notti,
che prima dell’aurora assassina
mi rendano la magia
dei sogni che non sognai.

Questi i racconti vincitori:

GLI SPARTANI SI RISVEGLIANO DALL’OLTRETOMBA
Una notte di luna rossa sangue, in un campo sperduto tra montagne sconosciute, gli spartani si svegliarono dall’oltretomba e si incamminarono verso Sparta.
Erano 300 scheletri arrabbiati con la vita perché gli esseri umani si erano dimenticati di loro e del loro sacrificio per difendere la patria.
Leonida e le sue truppe incontrarono gli indigeni (erano corazzati con pelli di tigre, avevano lo scudo di legno di banano, lance con punta di ferro e una radice sottile legava il manico fatto di legno di banano).
La battaglia durò due giorni, gli indigeni morirono tutti, gli spartani ebbero la meglio.
Leonida e le sue truppe spettrali proseguirono per cinque giorni; videro Sparta in lontananza: non vedevano l’ora di arrivare nella loro amata città.
Arrivati a Sparta, incontrarono gli spiriti delle loro amate famiglie e finalmente trovarono la pace nel cuore.
Si resero conto che non si può combattere sempre, che la guerra è brutta e che la cosa più importante è essere tutti amici e volersi bene.
Nessuno ha più visto Leonida e i suoi soldati, sicuramente adesso sono felici.

LA GATTA CIECA 
Cera una volta una gatta cieca, però oltre a essere cieca era anche molto
intelligente.
La gatta era abbandonata ma le piaceva essere abbandonata perché …bè
era divertentissimo!
La gatta era stanca di camminare quindi si mise a riposare in mezzo alla natura.
Quando si svegliò la gatta si ritrovò nell’acqua e quando andò a galla sentì molte voci di umani.
Andò in spiaggia e si allontanò dalle persone perché aveva paura.
“Fratelli vado a cercare dei gatti OK?”
“Sì ma non ne troverai”
“In effetti”
A un certo punto una gattara vide la gatta.
La gatta vide le persone e le due la misero nel trasportino e la portarono.

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