Il 30 novembre, si celebra Sant’Andrea, uno dei dodici apostoli; è considerato un santo miroblita (emanatore di mirra): sono santi il cui corpo emana una fragranza gradevole e lascia colare un olio dalle proprietà miracolose, l’olio dei santi, noto anche come manna dei santi; si tratta di un liquido aromatico con proprietà curative o acqua santa, molto simile alla mirra che si dice sia defluito, o fluisca ancora, dalle reliquie o dai luoghi di sepoltura. Andrea era nato a Betsaida, in Galilea, ed era il fratello di Pietro. Si narra che abbia compiuto numerosi prodigi, tra cui molte guarigioni di malati grazie alla manna che sgorga dalla sua tomba, che si trova nella cattedrale di Amalfi. La prima volta il miracolo avvenne il 29 novembre del 1304, un secolo dopo la traslazione del suo corpo; la leggenda ricorda che mentre nella cripta veniva celebrata la messa, un anziano pellegrino si avvicinò al cancelletto situato sotto l’altare e fece notare al celebrante che qualcosa di strano stava accadendo. Venne così scoperto un liquido misterioso che fuoriusciva dalla pietra che in passato era stata posta sull’urna d’argento contenente le sacre reliquie. La manna venne distribuita ai presenti e un uomo cieco da sette anni riacquistò la vista quando gli fu spalmata sugli occhi. Molti altri miracoli vennero in seguito attribuiti alla manna di sant’Andrea, tanto che si tramanda che anche il poeta Torquato Tasso, sia guarito da una grave malattia grazie ad essa.
Il Santo morì crocifisso a Patrasso, in Acaia (Grecia) durante il regno di Nerone, probabilmente nel 60 d.C. Per sua stessa volontà venne crocifisso su una croce a forma di X, come scelta di assoluta umiltà, non volendo eguagliare, neppure nel martirio, Cristo. Da allora questa particolare croce è conosciuta come Croce di Sant’Andrea. L’iconografia lo raffigura seguendo la narrazione evangelica intento a pescare insieme al fratello Pietro, oppure con gli attributi della croce, simbolo del suo martirio e del pesce simbolo della sua attività di pescatore. Della crocifissione di Andrea, scrivono per la prima volta gli apocrifi Acta et Martyrium Sancti Andreae Apostoli (PG, II, col. 1217 ss.), in cui nessun cenno è fatto tuttavia alla forma particolare di croce, che fu rappresentata infatti in tutto il corso del Medioevo a bracci dritti (croce latina). L’attributo più famoso del santo, invece, la croce decussata, a forma di X, nota appunto come ‘croce di s. Andrea’, apparsa per la prima volta nel sec. X nel tropario di Autun, divenne parte integrante dell’iconografia di Andrea, soltanto dopo il Quattrocento. In casentino, il santo si trova raffigurato in una tavola con il soggetto di Maria Assunta e Santi, conservata presso la pieve di Stia.
La tempera che doveva costituire lo scomparto centrale di un polittico complesso, commissionato per l’altare maggiore dell’antica pieve da Bartolomeo di Campi e dal conte Nereo di Porciano, dovette essere completato nel 1407/1408 stando ad alcuni documenti e iscrizioni oggi non più visibili. Attribuita al Maestro del Bambino Vispo da Osvald Siren (1904) che coglieva nelle forme straordinariamente allungate delle figure e nel modo ridondante di drappeggiare gli ampi mantelli, una esasperazione dello stile di Lorenzo Monaco, l’opera venne poi attribuita da Georg Pudelko al Maestro di Borgo alla Collina, anch’esso pittore di cui non si conosceva l’identità anagrafica. Altri studiosi che si sono occupati della tempera, riconoscevano in essa una delle prime testimonianze della diffusione dello stile importato dalla Spagna da Gherardo Starnina. Nel 1996 la storica dell’arte Annamaria Bernacchioni, propose l’identificazione dell’anonimo maestro di Borgo alla Collina con Scolaio di Giovanni, alla mano del quale si deve il trittico della chiesa di san Donato a Borgo alla Collina. Nella tavola della pieve di Stia, anch’essa attribuibile a Scolaio di Giovanni, sul lato sinistro, accanto a san Giacomo è raffigurato sant’Andrea riconoscibile per gli attributi del pesce e della croce che è ancora di forma latina. La tavola di elevata qualità artistica con stilemi del gotico internazionale, mostra uno stile fiammeggiante e una tavolozza vivace, per raffronti stilistici è attribuita a Scolaio di Giovanni, pittore tardogotico fiorentino che si formò nella bottega dello zio paterno Francesco di Scolaio, con il quale all’inizio dell’ultimo decennio del secolo XIV si legò in una Chompagnia di carattere artigianale che comprendeva anche il cugino Giovanni di Francesco di Scolaio.
CasentinoPiù è su WhatsApp!
Iscriviti al canale per restare sempre aggiornato su ciò che accade in Casentino: notizie, eventi, approfondimenti. Iscriversi è semplicissimo, basta cliccare sul seguente link https://whatsapp.com/channel/0029Va9icGlJZg48A2YhKC26 e, successivamente, in alto a destra, cliccare su “iscriviti”. Il servizio è gratuito, il tuo numero resterà riservato (non visibile agli altri iscritti) e non è invasivo perché le notizie non andranno a sommarsi nella chat, ma le vedrai, se vorrai, nella sezione “aggiornamenti”. Grazie!