“Il sentiero dell’amore” di Anna Maria Vignali

“Menzione d’onore” al Premio Letterario Internazionale “Sirio Guerrieri” XXIX edizione 2017. Portovenere (La Spezia)

Il sentiero dell’amore

Il cielo oggi è di un azzurro così intenso da far smarrire gli occhi già immersi nelle sfumature d’argento che le onde regalano di prima mattina al mare.
Il mondo di appena due giorni fa sembra lontano, raggiungibile con i pensieri solo attraverso la vista della scia di un aereo che passa veloce, sparisce e mi lascia ai giorni di libertà attesi da tempo. Libertà di vivere come credo, libertà dell’anima, libertà dalla paura di una vita ormai troppo vuota. Lui se ne è andato, è volato via, mi ha lasciato sola, la sua assenza ultimamente pesava addosso come una veste di lana sulla pelle riscaldata dal sole.
Cerco di non farlo, eppure ricomincio a pensare a lui, avverto qualcosa di strano.
I raggi di sole che stanno già colorando la pelle diventano all’improvviso di un freddo impossibile. Mi sembra di sentire i brividi, sono costretta a coprirmi con il telo da bagno.
Sorpresa, imbarazzata per ciò che provo, preferirei soffocare dal caldo, dover correre a tuffarmi nell’acqua che sa di fresco, annullarmi sotto il getto di una doccia ai bordi della piscina.
Tutto ciò che cercavo e credevo di aver raggiunto in poco tempo dunque non è realtà, è soltanto un gioco che mi sono imposta per sfuggire ai pensieri, scappare via e trovare chissà cosa, ma non è così. Al cuore non si comanda e la mente si ribella a ciò che si dà per scontato prima che accada. Mentre sono sdraiata, coperta dai raggi di sole e dal telo con cui cerco di soffocare i brividi, osservo, per distrarmi, la montagna dinanzi a me, degrada verso il mare che lambisce gli scogli sotto ai quali sembra nascondersi l’onda più vicina.
A tratti il terreno rossastro è coperto di vegetazione, a tratti è segnato da grandi fori, caverne scavate dal tempo e dall’uomo.
A guardarla bene somiglia alla mia mente, libera nello sfondo azzurro del cielo ma bucata, tormentata da pensieri che tornano quasi sia impossibile cancellarli nel tempo capace di annullare molti ricordi e tante emozioni.
Li sento arrivare assieme ai brividi che ho addosso, vorrei imprigionarli per sempre dentro le caverne della montagna, ma non ce la faccio, devo lasciarli passare di nuovo come fulmini in un cielo apparentemente sereno.
Il pensiero per lui torna come una scossa elettrica, non posso evitarlo, ormai la fiamma si è riaccesa, non si è mai spenta.
Vorrei scorgerlo nella montagna, trovarlo accanto a uno dei fori che, come grandi occhi aperti, mi guardano. Sarei pronta a incontrarlo per dirgli ancora una cosa, che mi manca da morire.
I brividi lentamente si attenuano come per lasciarmi inventare qualcosa, cercare in qualche modo di rivederlo e creare una spinta per il domani, la voglia di vivere ancora.
Il telo da bagno che ricopre il mio corpo sotto il sole di un settembre ancora estivo scivola giù. Lo raccolgo in fretta, di nascosto, temo che gli occhi intorno si accorgano del mio freddo insolito.
So che arriva da dentro e ho paura di mostrare agli altri ciò che provo e non riesco a frenare.
Mi alzo dalla sdraio, faccio appena in tempo a scuotere il telo caduto a terra e coperto di fili d’erba. Passano due giovani abbracciati. Parlano tra sé, sorridono, si abbandonano l’un l’altra, felici.
Li seguo con lo sguardo, con il pensiero immagino di avvicinarmi per ascoltare il cinguettio delle labbra, il palpito premuroso dei loro cuori.
Provo inaspettatamente qualcosa di già provato, da tempo volutamente ignorato, abbandonato per non sentirmi sola, ormai sembra riprendere vita. Cerco di nuovo i brividi perché mi fermino, mi blocchino in questa ricerca di amore, ma non ce la faccio, sento di averne ancora bisogno.
Così mi alzo, in disparte li seguo, con discrezione, voglio vedere dove porta l’amore, voglio impararlo di nuovo, voglio amare ancora il mondo e me stessa.
I due giovani si dirigono verso gli scogli, poi spariscono, inghiottiti dalla vegetazione che cala sul mare.
Camminando attraverso la spiaggia di sabbia e sassolini che entrano nei sandali stuzzicando la pelle, non li perdo di vista.
Nascosto dagli scogli e dalla vegetazione, un sentiero si inerpica dal mare fin sulla montagna. Mi avvicino e scopro che, alle loro spalle, hanno lasciato un cartello, un’indicazione: “Il Sentiero Dell’Amore”.
Non so se cominciare a salire, forse sarebbe meglio tornare a sedersi sulla sdraio con il telo addosso, ad ascoltare la voce dei brividi, ma non posso, voglio camminare anch’io su quel sentiero, scoprire dove conduce.
I fori scavati dal tempo e dall’uomo sulla montagna rossa come il fuoco e come l’amore mi guardano, adesso sembrano farlo davvero, vogliono attirarmi nel loro buio misterioso.
Comincio a salire. I due giovani sono scomparsi, irraggiungibili nella loro fuga.
Quanta nostalgia, quale desiderio di ritrovare anch’io l’amore, il mio amore.
Continuo a salire. Credo di essere sola ma, con grande sorpresa, da lì a poco, un incontro.
Un signore con gli occhiali, maglietta a righe bianche e blu, quasi da marinaio, scarpe da montagna, sulle spalle uno zaino da turista in vena di scoperte, mi guarda, sorride, pare si chieda dove credo di andare con i sandali, il costume da bagno e un telo appoggiato sulle braccia.
Invece mi informa che ha visto un cervo dalle zampe lunghissime. Secondo lui si diletta a seguire chi sfida la montagna e si avventura per il sentiero. Sorride ancora, felice e soddisfatto di avermi avvertito, probabilmente pensa che la vista di un cervo mi impressioni, in un luogo di vacanza nel quale l’unica cosa da temere sono le meduse nel mare.
Sorrido anch’io, anzi, rispondo con un grazie, sembra uscire da un cuore solitario bisognoso d’incontrare qualcuno, anche un cervo.
Il turista con gli occhiali fa un cenno di saluto, prosegue il cammino in discesa, la spiaggia è vicina, ha concluso la sua escursione.
Mi guardo alle spalle, forse davvero farei meglio a tornare indietro. I sandali si sono riempiti di terra sottile, impalpabile, rossa come il fuoco di un metallo incandescente.
C’era un’antica miniera di ferro nelle vicinanze, così mi hanno detto.
Avverto la polvere sotto le dita, non mi arrendo, anzi, mi sento in cerca di emozioni, devo proseguire.
Penso al cervo, lo vorrei trovare, capire come ci si sente quando a tutti i costi si cerca di incontrare qualcosa, qualcuno anche da temere, pur di non essere soli.
Sicuramente anche “lui” sarà arrivato in alto, alla ricerca della cima del sentiero dell’amore, così lo saranno i due giovani entrati nella mente come un ricordo struggente e un desiderio impossibile.
Continuo a salire, il sentiero è stretto, sassoso, ma il percorso non è estremamente difficile, si può fare anche con i sandali, fino a che sarà possibile. Da qui si vede il mare, bellissimo, azzurro, di una calma desiderabile.
Di tanto in tanto l’aria fresca giunge dalle onde e avvolge il mio corpo in un abbraccio simile a una impalpabile speranza.
I pensieri più tristi si dissipano nel cielo, in uno spettacolo della natura che mi avvolge interamente, voglio vivere. Respiro l’aria pulita, lascia in bocca il sapore della salsedine e fa pensare alle mille creature nascoste nel blu delle acque.
Assorta nell’osservare il mondo da quassù, non mi accorgo di un gabbiano, passa vicino, così vicino che il battito d’ali sfiora i miei capelli. Cerco di non sentirmi più sola, proseguo il cammino.
A un certo punto il sentiero spiana, si appoggia dolcemente su scogli che degradano verso il mare, è una splendida terrazza che allontana dai rumori, dalle voci di ogni giorno.
Si sente distintamente il suono delle onde, sempre uguale, irripetibile in altri luoghi, simile soltanto alla prima ninna nanna.
Guardo il mondo che ho intorno e mi ritrovo, all’improvviso, quasi istintivamente, a immaginare ciò che vorrei.
La sua figura appare in lontananza come una foto che scorre davanti agli occhi simile a un lampo di luce ma torna subito insistente come un desiderio, una voglia che non si placa.
Il suo volto, dapprima sfuocato nei lineamenti, a poco a poco diventa preciso, prende una dimensione naturale, diventa vivo.
Vorrei avvicinarmi, è una sensazione meravigliosa, eppure strana. Non posso farlo, lui è lontano, sembra una statua sorta dal mare, sembra portarne con sé l’immensità, ma rimane in balia della forza del vento che, in un attimo, fa comparire e scomparire ogni cosa.
Sento i piedi che si muovono, si affrettano verso il ciglio del sentiero, mi ritrovo sul dirupo che strapiomba sul mare. Guardo intorno per un attimo e lui, da lontano, continua a seguirmi, a fissarmi, poi sorride e grida che arriverà nel sentiero dell’amore, devo soltanto aspettarlo, aspettarlo un po’.
Gli occhi, i miei occhi, presi da tanto stupore, si annebbiano, si confondono in un azzurro infinito, tentano di cercarlo ancora, ma lui è scomparso nel vento, sommerso dal blu delle acque e l’azzurro del cielo.
Arriva un attimo di sconforto, di delusione annunciata, poi la consapevolezza amara e dolce allo stesso tempo di aver fantasticato, di essermi lasciata andare a chissà cosa, a chissà quale stagione della vita.
Mi assale la tristezza o forse soltanto la malinconia, mi sento di nuovo sola, anche se, inspiegabilmente, di una solitudine diversa.
Mi convinco ancora una volta che l’ho visto, sono sicura di averlo visto, era lui, il mio grande amore. Non mi lascerà da sola, lo so.
Tolgo un attimo i sandali ormai sommersi dalla polvere rossa, li scuoto per affidare un richiamo al vento giunto dal mare, vorrei realizzare i miei desideri, tutto ciò che gli occhi di lui promettevano quando mi hanno guardato.
Decido di riprendere il cammino, forse è meglio tornare tra gli ombrelloni aperti e i teli stesi ad asciugare al sole.
Mi volto verso la discesa, non riesco a staccarmi da ciò che ho visto o mi è sembrato di vedere, sono turbata, sono commossa.
A un tratto, a lato del sentiero, le foglie secche di un arbusto rimasto senz’acqua sembrano muoversi come per una ventata improvvisa, ma in questo momento non c’è vento.
Anche il mare sotto di me è increspato soltanto dai suoi flutti eterni, sembrerebbe immobile se non ci fossero i riflessi d’argento delle onde che riescono ad abbagliare gli occhi.
Mi volto, non c’è niente, non c’è nessuno. Mi giro intorno. Una piantina di capperi attaccata a uno scoglio colpisce il mio sguardo. Alcuni si stanno trasformando in fiori, altri mostrano il loro corpo tondeggiante, pronto per essere raccolto.
All’improvviso un rumore simile a un calpestio mi distrae nuovamente, gli occhi tornano sui capperi.
C’è la sagoma di un albero, o meglio, di rami d’albero intrecciati posati sulle foglie della pianta.
Mi avvicino. Al minimo rumore dei miei passi, da dietro lo scoglio, i rami si alzano, spuntano due occhi che mi guardano, un cervo sta frugando proprio tra i fiori di cappero.
Non scappa, rimane lì. Anch’io sono ferma, immobile sui miei sandali di nuovo polverosi.
Il cervo alza la testa, meraviglioso nella sua imponenza statuaria, forse non mi ha visto o, senza respiro come sono, mi ha confusa per qualcos’altro.
Continua a mangiare i fiori, lasciando intatti i capperi, di tanto in tanto alza la testa, a un certo punto comincia a fissarmi con insistenza, come facessi parte del paesaggio.
Non so cosa ha trovato in me, continua a guardarmi con i suoi occhi languidi, teneri, in contrasto con la mole grandiosa del suo corpo e, soprattutto, dei grossi palchi che adornano la testa e sembrano librarsi nell’aria come un messaggio, un invito a guardare in alto, sempre più in alto.
D’un tratto, la bocca si muove, gli occhi si rivolgono al cielo e l’aria si accende di un suono forte come un ruggito, ma dolce come un richiamo. Poi con gli zoccoli comincia a frugare nel terreno, fa lo stesso con i palchi. Continua a guardarmi, un attimo ancora e il suo bramito d’amore accende l’aria.
Mi chiedo perché lo faccia adesso, è ancora giorno, il richiamo di un cervo innamorato ha bisogno della luna, poi, poi mi convinco che il suo gesto è un messaggio proprio per me.
Il desiderio d’amore non cessa, va assecondato sempre, anche quando sembra impossibile esaudirlo. Il cervo innamorato continua con il suo bramito.
A un tratto, mentre sono persa ad ascoltarlo, sento due braccia che mi stringono forte, due dita sfiorano il mio viso, lui è qui con me. Vedo il suo volto, il suo sorriso, le sue labbra. Sfioro soltanto l’aria con le dita eppure lo ritrovo davvero, innamorato come il cervo sparito nel nulla.
Sto fantasticando, qualcosa ha preso il sopravvento sull’impossibile, ma adesso so che lui c’è, e, come aveva promesso, mi ha raggiunta nel “Sentiero dell’amore”.
Voglio vivere, ascoltare tutto ciò che si agita dentro come il bramito di un cervo innamorato e lui arriverà, ne sono certa, come in una favola.

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