L’importanza di lavarsi le mani: come un piccolo gesto può fare la differenza

L’importanza del lavaggio delle mani è ben nota e documentata. È uno dei modi più semplici per ridurre la diffusione di malattie e infezioni, dunque uno dei sistemi preventivi più efficaci in assoluto. Si tratta di una pratica che, dal 2020, viene adottata da un gran numero di persone, a causa della pandemia e della necessità di igienizzare continuamente le mani. È un piccolo gesto che può fare una differenza enorme, e che richiede dunque di essere approfondito.

Lavarsi le mani: perché, quando e come?

 Come detto, lavarsi le mani è una pratica essenziale per una questione di salute e di prevenzione. Conviene farlo, una volta tornati a casa, tutte le volte che si toccano superfici che entrano a contatto con molte mani. Si parla ad esempio delle maniglie, dei supporti che troviamo nei mezzi pubblici, e via discorrendo.

Sulle mani si accumulano infatti molti microrganismi, dato che con queste tocchiamo ogni sorta di oggetto. Alcuni di questi possono avere natura patogena ed è quindi importante eliminarli, così da evitare che possano infettare l’organismo. È bene sapere cosa sono i virus, dato che questi sono i maggiori responsabili delle influenze stagionali, molte delle quali contratte proprio a causa di una scarsa igiene delle mani.

Lavarsi le mani è indispensabile anche quando si è in presenza di una persona malata o con un sistema immunitario debole. Come si lavano nel modo corretto? L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato delle linee guida specifiche, che prevedono i seguenti step: bagnarle con acqua, applicare una quantità di sapone sufficiente per coprire l’intera superficie del palmo e strofinare secondo una procedura ben precisa, per almeno 40-60 secondi.

Quando nasce l’igiene delle mani?

Il primo caso documentato di igiene delle mani risale al 1348, quando la peste nera causò la morte del 60% della popolazione europea. In Inghilterra, un medico di nome John Grimstone suggerì ai suoi colleghi di lavarsi le mani con aceto e acqua di rose, prima e dopo ogni visita ad un malato. La pratica del lavaggio delle mani venne adottata anche tra le levatrici, come sempre per una questione di igiene.

Ad oggi il “papà” dell’igiene delle mani moderna viene considerato il medico ungherese Ignaz Semmelweis, che nel 1847 introdusse l’uso di soluzioni di calce clorata per combattere l’aumento dei casi di febbre da parto. Semmelweis può essere reputato un vero pioniere delle tecniche antisettiche, ma in realtà per decenni il suo lavoro e le sue intuizioni rimasero colpevolmente nel dimenticatoio della scienza. Si chiude con una piccola curiosità sul sapone: i primi a adottare questa soluzione furono i babilonesi nel lontano 2.800 a.C, e si trova un riferimento anche nella Bibbia.

 

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