Oltre lo specchio

Scrivere per un manipolo d’affezionati, volgarmente chiamati amici, consente d’imbastire un discorso entro il succedersi dei fatti. Il precedente mio, che invitava il lettore al discernimento (salomonico) in ragione della verità, si apriva con la scena “davanti allo specchio” di Sussurri e Grida. Oggi, alla luce dei fatti, siamo oltre lo specchio: ciò a dire che il registro letterario s’attesta decisamente sulla confusione dei codici.

Alice Oltre lo Specchio è il sequel del sottosuolo di Charles Lutwidge Dodgson, in arte Lewis Carroll: prete anglicano, al di qua dello specchio, e pedofilo al di là. Certo, passata la battuta, non è corretto leggere una perla letteraria muovendo dal granello di sabbia che porta in nuce: tuttavia c’è anche questo. Il privilegio letterario, però, è proprio quello di non ridursi ai fatti: Salgari non ha mai mosso guerra all’Impero Britannico, Dostoevskij non era un parricida quanto Carroll non ha mai oltrepassato il non expedit del proprio desiderio. Lo stesso non vale per gli uomini di fatto.
Non a caso, di Francesco Totti si ricordano le rovesciate piuttosto delle barzellette: quanto di un politico si registra l’azione piuttosto della glassa ideologica. L’azione politica, ricorda “il maestro di color che sanno”, è l’atto con cui si limita il proprio interesse in favore della pacifica convivenza civile mentre insiste, presso il proprio domicilio, la libertà d’agire regolando la vita degli altri in ragione dei propri interessi. Questa divaricazione è sintetizzata dalla forbice politikos, inteso Uomo, ed oikonomikos: sintesi che pretende di dar conto del conflitto fra due ordini di regole: quelle proprie (oikos “padrone di casa”, nomos, “norma”, per cui “regola della casa”) e quelle che tutti sono disposti ad accettare. Immanuel Kant, che Aristotele lo conosceva bene, nella Critica della Ragion Pratica azzarda il superamento di questa (quella dell’uomo “economico”) in favore della ragionevolezza (quella dell’uomo “politico”) ma lascio il discorso alla bontà del lettore: Kant, oltre che piacevole, non ha mai fatto male a nessuno.
Detto questo, vi invito a valutare quale regola abbia mosso l’azione politica dei delegati di Forza Italia e Lega-Salvini, da una parte, e del Patito Democratico, e Viva-Renzi, dall’altra: almeno di quelli che siedono a Strasburgo. Diamo conto dei fatti che illuminano l’azione e sullo spettacolo decidete voi.
Venerdì 17, Strasburgo, Europarlamento in assemblea plenaria. In scena le opinioni (volgarmente note come “risoluzioni”) del parlamento comunitario da disattendere in sede di Consiglio: che poi è l’unico organo decisionale dell’UE, quello in cui siedono i governi. Tutto ciò premesso e documentato (in Italiano all’indirizzo https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2020-0054_IT.pdf) la Risoluzione 17 aprile 2020, fra l’altro, al Paragrafo 23 s’esprime così: “invita gli Stati membri a raggiungere rapidamente un accordo su questa nuova proposta di QFP, quale strumento di solidarietà e coesione”. Il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) comunitario prevede, quale strumento di “solidarietà e coesione” (Sic!) il famigerato Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Hanno votato a favore, oltre ai delegati di Forza Italia, quelli di Partito Democratico e Viva-Renzi. Opinabile il placet di Forza Italia ma sconsiderato quello di Partito Democratico e Viva-Renzi che, qui da noi, dovrebbero sostenere lo sforzo, se non dell’Italia, almeno del Governo italiano quale espressione della maggioranza nel parlamento nostrano.
La Risoluzione in questione manca totalmente, anche nel novero delle ipotesi, di citare gli Eurobonds. Il grave difetto è misurato dal mancato recepimento dell’emendamento N° 43 presentato dal gruppo parlamentare Verdi: 326 no, 282 sì e 74 astenuti. I “no” determinanti sono stati quelli del gruppo Lega-Salvini e Forza Italia che non hanno avuto nemmeno l’eleganza dell’astensione ma hanno votato con “popolari” e “sovranisti” (fra cui i tanto odiati “sovranisti” d’Olanda) d’Europa. Due parole sui Verdi. Il gruppo “verde” annovera una piccola pattuglia di delegati dai paesi del “sud” Europa, è comunemente considerato di “sinistra” e rappresenta, in ambito nazionale, l’opposizione ai governi tedesco ed olandese. La scelta strategica di far presentare l’emendamento a questo gruppo è oltremodo chiara e decisiva. L’emendamento 43 chiedeva espressamente l’introduzione degli Eurobonds, vera battaglia “nazionale” dai tempi di Tremonti e poi Draghi ed oggi vaticinati anche dal Papa! (l’ospite argentino della curia romana): 326 no, contro 282 sì. Con il voto favorevole di Forza Italia e Lega-Salvini, numeri alla mano, l’emendamento sarebbe stato rubricato nella Risoluzione!
Quando questi “politici” si guardano allo specchio, si rimirano o, semplicemente, scivolano oltre?
L’opinione dello scrivente è chiara: a voi la vostra.

Andrea Pancini
Andrea Pancini
Andrea Pancini è un pettegolezzo che qualcuno ha messo in giro. I ben informati sostengono si tratti d’uno scrittore, in concorso al Premio Campiello 2017. Sembra s’interessi a quello che la gente dimentica: vane speranze, amori desolati, eroi vigliacchi, dolori addominali e varia umanità. C’è chi dice che, prima, sia stato qualcos’altro ma che, d’allora, vaghi la notte al chiarore d’una sigaretta: sempre l’ultima. Ignorato dai più, di lui si sa poco se non l’eco di buone letture: Chanel, Versace, Armani. Ad oggi, si sussurra, viva spiaggiato sullo Stretto di Scilla.

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