Voci dal Casentino: “Amicarete”, un’associazione che si reinventa continuamente

Quando dal volontariato si ricava benessere personale

L’intervista che ho fatto a Isella Doni, volontaria dell’associazione “Amicarete”, mi ha fatto rendere conto che in questo caso, si va ben oltre al volontariato, ma si abbracciano veri e propri stili di vita, e non racconterò di questi “abbracci” nello stile di domanda e risposta, perché le parole di Isella si meritano di andare libere a riempire questo foglio.

-Amicarete, è un’associazione che si occupa di persone disabili e delle loro famiglie, ha circa venti anni ed è nata all’interno della Misericordia di Bibbiena. Successivamente però ci siamo resi indipendenti perché il nostro lavoro diventava sempre più specifico, per cui è nata la nostra associazione che già dal nome se ne capisce la prospettiva; la rete ci tiene insieme anello dopo anello, uno pronto ad aiutare l’altro, sostenendosi talvolta a vicenda.

Amicarete, non è un qualcosa di statico, ma di introdotto nel mondo, attenta ad ascoltare le varie idee che servono a far sempre meglio, soprattutto nei confronti della disabilità, perché la disabilità è una cosa recente. Infatti, nei tempi antichi ci si vergognava della disabilità, la si trattava con disprezzo, e purtroppo la sua storia è una storia molto brutta e a dir poco, angosciante.

Nel 2009 la dichiarazione dell’ONU relativa alle persone con disabilità, ci ha fatto riflettere che sostanzialmente eravamo già su quella scia di pensiero, portando ancor più in evidenza che disabili e non, gli uomini sono tutti uguali, sono tutte persone, e tutti hanno il diritto di essere felici.

Noi, volontari di Amicarete, cerchiamo di far vivere ai nostri ragazzi, tutte le esperienze possibili, incontrando parrocchie, persone con cui fare esercizi spirituali, perché non dobbiamo averne paura, loro, di fondo, non hanno fame di spiritualità, perché sono vicini alla vita, al ringraziamento, alla solidarietà.

Curiamo molto gli aspetti ricreativi, ma soprattutto la condivisione, e ogni volta che ci troviamo ci diciamo reciprocamente ciò che fa parte di noi stessi, diventando così, un tutt’uno di vite: le loro, le nostre, e sono tutte assolutamente interessanti.

Siamo partiti con incontri settimanali, e da questi incontri si sono affiancate gite, spettacoli, mostre, attività coi bambini delle scuole, abbiamo provato addirittura a stare fuori giorno e notte senza le famiglie, ed è stata una bella scoperta, perché i ragazzi hanno bisogno di essere autonomi, di provare a fare qualche passo anche senza i loro familiari, riuscendoci con successo.

Noi volontari diamo il tempo che abbiamo, e ci sentiamo migliori a stare con queste persone, perché entriamo in sintonia con loro, e così, diventa un donare reciproco perché ritroviamo fiducia in noi stessi, e il disabile ci aiuta in questo qualcosa di grande.

Siamo una quindicina di volontari però abbiamo un’infinità di amici che ci sostengono, anche col cinque per mille, infatti non saremo mai abbastanza riconoscenti alle persone che ci tengono vivi, e anche grazie a loro, portiamo avanti la nostra meravigliosa realtà. Siamo molto chiassosi e il nostro motto è: “Gustiamoci la vita”!

La nostra associazione non si ferma perché noi abbiamo dei sogni, dei desideri, dei bisogni tangibili e per questi bisogni, i nostri ragazzi sono i primi ad essere ascoltati. Diamo grande importanza alla comunicazione che ci permette di essere autentici anche per le persone che non hanno linguaggio. Noi saremo sempre sorpresi dall’autonomia del loro pensiero.

Il peso del giudizio ci rende più brutti perché pesa sulle persone e noi lo combattiamo quotidianamente, inoltre siamo in collaborazione con la fondazione “Riconoscersi” che ci comprende tutti, e grazie a questa collaborazione siamo riusciti ad avere il comodato d’uso di una struttura con tanto di posti letto e delle sale meravigliose, dove ci sentiamo a casa, dove svolgiamo tutte le nostre attività, e dove tutto si svolge naturalmente, proprio come nelle nostre case: prendiamo il thè e poi laviamo le tazze, raccogliamo le foglie in giardino, piantiamo i fiori e poi tutto il resto, che per noi è davvero importante.

Nell’ultimo periodo nella nostra associazione sono arrivati dei giovani, nuovi volontari, e questo è un risultato non solo bello ma anche e soprattutto efficace. E’ successo che alcuni ragazzi, all’uscita di scuola abbiano organizzato dei gruppi e che siano andati coi nostri ragazzi a fare la spesa, in piscina, a fare vere e proprie scampagnate, nei limiti del possibile, insomma, insieme hanno fatto svariate attività all’aperto.

Questa esigenza è venuta proprio dalle famiglie per sensibilizzare i propri figli a questo genere di realtà, per farli crescere e potenziare in ciò che sanno fare, e in ciò che amano fare.

Il progetto si chiama “Insieme è bello” ed appunto Insieme, i ragazzi svolgono svariate attività, ma soprattutto si conoscono, si imparano e si vogliono bene. E’ davvero molto bello oltre che immensamente utile, e a guardarli insieme, ricordano una tavolozza di pittore, che più mista e colorata non c’è.

Il gruppo è la centralità del progetto che coglie le passioni e gli amori di ogni ragazzo, nel totale rispetto delle esigenze. Il singolo individuo è chiamato ad accogliere, perché nella vita di tutti i giorni ognuno di noi vive in un gruppo, in una rete di relazioni e amicizie.

La nostra associazione si sta trasformando anche sotto l’aspetto lavorativo, perché alcuni dei ragazzi sentono il bisogno di lavorare e sentirsi autonomi e utili, per questo si sta pensando che insieme sarebbe davvero bello organizzare delle mattine per fare qualcosa di diverso, ovvero, creare alternative nuove da attingere dal territorio per prendersi cura della reciprocità.

Ci piace che i ragazzi creino la loro rete e il loro gruppo, e che insieme svolgano le loro attività di vita quotidiana, e a proposito del lavoro, i ragazzi hanno insacchettato delle patate per un’azienda agricola che li ha “fatti fare” sentendosi così di lavorare e provando per questo una grande soddisfazione, soprattutto per il fatto di potersi relazionare, anche col lavoro stesso. Anche coloro che hanno problemi di linguaggio hanno potuto farsi capire a loro modo, con le loro strategie.

Amicarete è un qualcosa che funziona da anni, che ci tiene insieme come una vera e propria rete fatta di anelli, alcuni di questi sono volontari, altri, ragazzi disabili che involontariamente aiutano i volontari, ma tutti siamo legati, saldati da una rete che ci rende forti e chiassosi, come siamo noi!

Isella Doni mi ha raccontato di Amicarete come avrebbe potuto raccontare dei suoi figli e della sua casa, facendomi spesso emozionare, ma soprattutto mi ha fatto toccare con mano di quanto le maglie di quella loro rete siano salde e forti e… fortuna che ci sono, chiassosi o no!

Grazie

 

 

Marina Martinelli
Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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