Voci dal Casentino: “Lavinia Dinu”

Lavinia Dinu

Quando il volontariato diventa scopo di vita, anzi, quando la vita avrebbe meno scopo senza il volontariato…

È arrivata con un mare di cose da raccontarmi Lavinia, questa giovane ragazza che si prodiga da anni per tutto ciò che riguarda fare volontariato, e subito ci siamo trovate d’accordo nel non narrare in questo articolo, le atrocità della guerra, atrocità che Lavinia ha potuto vedere con i suoi occhi, in fondo per quelle ci sono i TG che non ci risparmiano niente di questo atroce periodo, e così abbiamo pensato di concentrarci sullo scopo che ha fatto sentire a questa giovane donna, il bisogno di andare in Romania, e più precisamente ad Arad, vicino al confine ungherese. -Hai detto bene Marina, ho proprio sentito il bisogno di avvicinarmi, di toccare con mano l’animosità della gente, ma soprattutto sentivo il bisogno di vedere con i miei occhi, come venivano smistati tutti quei beni di prima necessità che eravamo riusciti a raccogliere nel nostro Casentino. Come tu sai con le associazioni “Casentino senza frontiere” e “Adra Italia”, abbiamo inviato tonnellate di prodotti utili alle risorse umane, e rendermi conto di quanto siano state indispensabili, mi ha dato la misura di quanto sia bello donare e sentire il bisogno di farlo. Ho tanto riflettuto in quelle due settimane che sono stata là, ma devo dire che la riflessione più dolorosa è stata quella che la guerra è in Europa, e che noi tutti proprio per questo motivo, abbiamo una paura indicibile, e a ragione purtroppo. Di certo non abbiamo “corso” così prontamente per guerre che sono state e sono tutt’ora in altre parti del mondo, perché sicuramente ci siamo sentiti tutelati dalla tanta distanza che ci separa. Trovarmi sul posto di smistamento mi ha dato tante “misure” per compiere al meglio le prossime raccolte, una di queste è ad esempio che le coperte sono importanti certo, ma che l’acqua potabile lo è ancora di più, e oggi so bene come devo organizzarmi, oggi ho piena consapevolezza di ciò che devo cercare e come prepararlo, affinché arrivi in quei luoghi dannati, in un modo preciso. Ho passato qualche giornata anche alla dogana e ho potuto incontrare occhi pieni di ritegno, affogati nella paura e nella disperazione, ma comunque pregni di gratitudine. Ma tutto quello che vivevo dentro a quelle giornate dovevo lasciarlo a quel giorno specifico, altrimenti non avrei potuto dare una mano, non avrei potuto essere pronta e operativa per il giorno dopo. Il più del tempo sono stata nel magazzino a smistare i prodotti, e i racconti che mi arrivavano da altri volontari più vicini al confine, erano davvero paurosi e destabilizzanti. Ma ce l’ho messa tutta per restare sul pezzo per fare il più possibile la mia parte dentro a quel tempo che è stato troppo poco, perché in confronto a cosa c’è da fare in quei luoghi, ho fatto davvero poco, credimi. – Lavinia ora ha una luce triste negli occhi e tenendoli bassi, mi racconta di quanto la gente delle città colpite dalla guerra siano come noi. – Allora li guardi – – mi dice – – e ti rendi conto che sono te… che quella persona potresti essere tu, potrei essere io. Quando ti trovi in quelle situazioni ti accorgi che non fai chissà quanto la differenza, ma il vero intento è quello di far sentire a quella gente che c’è anche altro, che oltre alla morte e il terrore c’è anche dell’altro, e che anche solo con un pacco di pasta puoi lasciare un messaggio di speranza, puoi donare una carezza, una semplice attenzione da rivolgere a chi in quel momento ha bisogno di qualsiasi cosa. Ritengo che fare del volontariato sia un privilegio, e che se puoi farlo significa che sei un privilegiato e che allora trovi il tuo scopo facendolo. Non esiste alcuna utilità negli orrori della guerra, ma esiste tanta utilità nell’esserci, e sento che quei giorni mi hanno raccontato proprio questo, me lo hanno fatto sentire ovunque nella pelle. Penso anche che ci sia stata tanta “pornografia del dolore”, i corpi inermi in ogni dove sono stai messi sotto gli occhi di tutti, io personalmente preferisco di gran lunga far emergere quanto sia bello DARE invece, quanto sia importante per quelle persone incrociare i tuoi occhi altruisti, per loro che non hanno più nulla e che si specchiano dentro al tuo sguardo, e che lì stanno bene, anche se solamente per pochi attimi. Ho provato a dare a quei giorni tutte le mie energie, ma al di là delle difficoltà emotive e logistiche stavo bene, perché essere attivi e presenti per quelle realtà bisognose, è un qualcosa che va oltre la bellezza, va oltre la positività del gesto, è un qualcosa che oltrepassa l’orizzonte del sentire, il sentire di dare, di darti, e di farlo per bene. – Lavinia Dinu non ne fa alcun vanto di questo suo essere, lei è una semplice cittadina privata che aderisce ad una realtà di volontariato; “Casentino senza frontiere” e “Adra Italia” appunto, e lo fa perché ne sente il bisogno, perché è come una sorta di richiamo, una voce sottile che la chiama e la chiama, fino a che lei va… perché in fondo donare è un privilegio.

Grazie di cuore Lavinia, per quello che sei, per quello che dai…

Marina Martinelli
Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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