Voci dal Casentino, Manuela Cipriani e la sua azienda agricola: terra, famiglia e tradizione

Quattro chiacchiere con Manuela Cipriani, che ci racconterà la realtà della sua azienda agricola, a Casalecchio di Rassina.

La tua azienda è una delle più longeve del Casentino, o comunque di quelle di cui se ne conosce la provenienza. Raccontacela, a partire dal tuo bisnonno Leone.

-La mia azienda risulta nelle documentazioni storiche, già dagli inizi del 900, anni in cui il mio bisnonno Leone si insediò nel Podere; ”La vite”, con la moglie Maria. Lui è stato un uomo di grande cuore, infatti accoglieva gli sfollati durante la seconda guerra mondiale, facendo del poco che aveva, un piatto per tutti. Mi piace ricordare una sua frase che mi colpisce molto ancora oggi, ovvero; ”Se una persona ha fame oggi , non puoi aspettare domani”. Sono molto orgogliosa del modo di pensare del nonno, che tra l’altro ha cercato di tramandare anche ai figli e di conseguenza a noi nipoti. Leone era analfabeta o quasi, uomo di chiesa e dal ragionamento imprenditoriale, era solito chiedere aiuto ai benestanti della zona per acquistare, perché ai suoi tempi, bastava la parola e una stretta di mano per fare affari, altro che la banca ai giorni nostri.
Si muoveva col suo calesse trainato dalla “Mora” la sua cavalla, per andare a comprare e vendere nei mercati casentinesi. Nonostante sia morto improvvisamente, non aveva lasciato neanche un debito ai figli, anzi era riuscito a metter via dei beni, fra i quali, tanti terreni e tanto bestiame, all’epoca degli anni quaranta. Era lungimirante, oculato, un uomo che ha impiantato la sua azienda dal nulla. Il suo Podere era ai piedi del monte Fallito, sullo stesso poggio dove molti terreni sono del cementificio.
Nelle stalle sotto la casa padronale, allevava bovini equini ed ovini, per trasformare il latte, in ottimo formaggio.
Sicuramente mi sono dilungata ma la figura del bisnonno Leone mi ha sempre affascinato. La sua foto è da sempre appesa alla parete del soggiorno di casa mia, e custodisco gelosamente i suoi libri contabili scritti a penna e calamaio, e a pensare all’istruzione di oggi e alla digitalizzazione, mi viene da ridere e provo un po’ pena per noi.
Dopo di lui, ogni figlio ha avuto la sua parte e mio nonno, che era il minore, ha continuato la sua attività, affiancato da una piccola grande donna; mia nonna Rina. Loro si alzavano presto al mattino per mungere gli animali, poi il nonno partiva col suo calesse, a consegnare il latte appena munto, e lo portava anche ai nobili, come la Contessa di Valenzano, ad esempio, mentre la nonna Rina restava a casa per altre faccende.
Erano gente instancabile, lavoravano da buio a buio guardando cambiare l’agricoltura e l’allevamento, con nuovi mezzi e nuove metodologie, e proprio In questo contesto è nato mio padre Gian Piero, babbo Gianpy, come sono solita chiamarlo, colui che mi ha dato il Natale. Mio padre susseguentemente, ha provato a fare altro, ma poi si è messo con i miei nonni, e col tempo ci ha tirato dentro anche mia mamma Luisa, che allora faceva la parrucchiera. Insieme avevano iniziato ad allevare bovini da carne, entrando in selezione con la fatidica “Chianina”, iniziando a muoversi verso l’agricoltura del nuovo millennio, dove io e mia sorella siamo nate, cresciute e dove ci siamo inventate il nostro; “fare agricoltura”.
Oggi la nostra azienda cerca di stare al passo coi tempi, e per far questo, ci siamo lanciate in grandi sfide costruendo una nuova stalla per bovini da ingrasso, e ampliando il nostro progetto che è culminato nell’apertura di un punto vendita a KM zero, e che si trova proprio sulla corte dove è la vecchia stalla, e dove i bambini vanno a far conoscenza coi vitellini. –

Quali sono i prodotti che realizzate nella vostra azienda e soprattutto, sono stati sempre trattati?
-Alleviamo bovini da carne con certificazione a marchio IGP “vitellone bianco dell’appennino centrale” e cinque razze autoctone e qualche pezzata rossa, che fa latte per i vitellini, ma anche per noi. In più abbiamo suini da ingrasso per un’ampia scelta per il consumatore. Produciamo anche le materie prime per il fabbisogno dei nostri animali, e con i nostri prodotti siamo in azienda e nei mercati di “Campagna Amica”, promuovendo il nostro prodotto. Devo dire però che in primis, per noi conta la nostra terra, la nostra famiglia e le nostre tradizioni, perché dietro a un prodotto locale c’è sempre un volto, una storia, c’è un territorio con le sue difficoltà con i suoi limiti e le sue speranze. –
In quanti siete, di quante braccia è fornita la tua azienda agricola, e soprattutto qual è il tuo ruolo?
-Ad oggi siamo in tre soci all’interno dell’azienda, che continua ad essere a conduzione familiare. Siamo io e mio padre a tempo pieno, mentre mia sorella continua a lavorare con noi, ma non a tempo pieno. Il babbo si occupa dei terreni e delle stalle, portando gli animali, fino alla macellazione, mentre io e mia sorella ci occupiamo della macelleria, facendo tutto il sezionamento, dalla mezzena, come ci viene riconsegnata, fino al confezionamento sottovuoto dei vari tagli e tipologie di carne. Curo anche la parte burocratica, spaziando dall’anagrafe degli animali in BDN, al controllo della posta, le banche, i rapporti con i fornitori, i clienti, informandoli sulle nuove proposte settimanali. –
Quale dei prodotti che coltivate pensi che sia un’eccellenza?
-La nostra carne è assolutamente genuina, ma la nostra eccellenza sono sicuramente le salsicce di suino, fatte nella vecchia maniera contadina. La vera Regina però, è la nostra carne “salada” di bovino, un piatto ottimo per tutte le stagioni, semplice e genuino, e come tutti i nostri prodotti senza conservanti o additivi. Molti dei nostri clienti comunque, ritengono che la nostra super eccellenza sia la carne “Casalecchio”, che sembri essere il nostro fiore all’occhiello, di certo qualcosa che non si trova altrove. –
Immagino che ti ci trovi da sempre a pestare quella tua terra, fin da piccolina. Portare avanti questo lavoro è una scelta?
-Ho frequentato il liceo linguistico per poi proseguire scienze per i beni culturali con specializzazione archeologica, ma quando si è trattato di prendere la carriola, ho preferito usare quella campagnola, per portare le presse di fieno all’ovile delle pecore. È così che ho iniziato a star dietro al gregge o anche dentro al recinto. A questo proposito, c’erano alcuni che mi prendevano in giro, e proprio da questo, c’è stata la mia svolta. –
Hai mai pensato di fare altro, intendo dire; ti capita che il tuo lavoro ti rimanga un po’ stretto?
-Non credo che potrei fare altro, dopo l’isolamento chiusa dentro al mio appartamento, ho capito che mi mancava la mia frenesia, il mio essere attiva all’aria aperta, e il mio non fermarmi mai, né come donna, madre, moglie e imprenditrice, per cui no, non potrei fare altro. Il bello inizia al mattino, quando arrivo al lavoro e prima di partire prendo un caffè con mamma e babbo, e poi insieme, facciamo il punto del programma. E via, ognuno al suo posto di lavoro, cercando di fare il meglio possibile. –
Raccontaci una tua giornata tipo, e fallo a ruota libera…
-A ruota libera ti dico che ci sentiamo un po’ trascurati dalle istituzioni, ci sentiamo per questo, come in una sorta di giungla. Molti giovani in Casentino hanno raccolto il testimone nella gestione delle aziende di famiglia, ragazzi che hanno la stessa tenacia dei genitori e dei nonni, con tanta determinazione verso le sfide del futuro. Purtroppo però, non è tutto oro quello che luccica e ci sono un’infinità di cavilli, piccoli grandi problemi che ci mettono i bastoni fra le ruote. Un rammarico in particolare lo voglio esprimere, perché mi fa abbastanza arrabbiare, ed è quello che un mattatoio specifico, non si occupi troppo dei prodotti del nostro territorio, i nostri prodotti locali, anzi, è come se noi fossimo il contorno e non il piatto principale.
Mi sento di sperare che i sindaci dei comuni della nostra vallata, prendessero questo mio sfogo come un input per promuovere le nostre attività, che sono quelle che aiutano a preservare il territorio, perché noi agricoltori, siamo i primi ad amare la nostra terra e a rispettarla, perché sappiamo bene quanta vita faccia nascere, col nostro lavoro, che è anche futuro e amore. –
Dedico queste mie parole ai miei genitori. Luisa e Gian Piero
Manuela potrebbe scrivere un libro di memorie sulla sua famiglia, è una donna che tiene saldo ciò che conta davvero nella vita, quel valore d’altri tempi.
Ringrazio Manuela per ciò che è riuscita a donarmi durante la nostra intervista.

 

Marina Martinelli
Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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