Voci dal Casentino, Tapi’s: un ristorante, un bar… una famiglia

La realtà dolorosa di un bar – ristorante in questi tempi, ma anche la voglia e la determinazione di ricominciare.

Ho voluto far conoscere la realtà di un bar – ristorante, per dar voce a una delle attività più penalizzate dal periodo Covid e per far questo, ho parlato con Sabrina De Paoli, titolare del Tapi’s di Bibbiena Stazione.

Voi gestori di bar – ristoranti siete stati una delle categorie più penalizzate. Vuoi dirmi il tuo pensiero a proposito?
– Noi ristoratori abbiamo accettato di buon grado le disposizioni date dal governo il trenta di marzo dell’anno scorso. Noi del Tapi’s avevamo trenta posti a sedere e li abbiamo ridotti a dodici, abbiamo tenuto conto di ogni misura di sicurezza in attesa che tutto volgesse al meglio, ma dopo l’estate siamo finiti in un baratro che non ci aspettavamo. Sinceramente noi non abbiamo dovuto far fronte a chissà quale situazione di movida o assemblamento incontrollabili e siamo stati severi a far rispettare le regole. Facciamo inoltre parte dell’associazione “Ristoratori toscani”, che al di fuori della politica si batte per la categoria, con i pochi aiuti avuti fino ad ora, e a tal proposito devo dire che fa male pensare che molti di noi, nonostante tutto il sacrificio, non riapriranno, e per quanto ci riguarda, se restiamo a galla è grazie alla gestione familiare che conduciamo.
La vostra famiglia è sempre stata dietro a un bancone perché avete gestito “Il Pratello” per tanti anni. Da dove nasce l’idea del Tapi’s?
-Quando abbiamo perso il bando per il Pratello, c’è venuta l’idea del Tapi’s. All’inizio è stato un colpo molto duro perché io personalmente ero lì da ventidue anni e i miei suoceri, insieme a mio marito, da ben ventinove. Ma alla fine quello era il nostro lavoro, il nostro pane, e dovevamo per forza inventarci qualcosa. Col Tapi’s ci siamo rilanciati in quel mondo che ci è tanto familiare, e che è appunto il mondo della ristorazione. Il nome Tapi’s proviene dal genitivo sassone di “Tapi”, nome con cui chiamano i miei da sempre.
Perché proprio a Bibbiena Stazione?
Sinceramente avevamo pensato al Corsalone perché è lì che abitiamo. Avevamo fatto progetti per l’aria sportiva, dove si trova anche la scuola, ma sarebbe stata anche quella, una concessione comunale e a tal proposito ci eravamo già scottati sufficientemente. Così degli amici ci hanno consigliato Bibbiena Stazione dove mancava un genere di Bar e ristorante come il nostro, in più piazza Sacconi era una piazza in via di sviluppo e così ci abbiamo provato, ed eccoci qua.
La vostra cucina è assolutamente “casereccia”, ma fate anche aperitivi che fanno la differenza a sentire le voci che girano?
Siamo rinomati per la pasta fatta in casa, ravioli, tortelli di patate e tortellini, e poi ci sono gli arrosti di mia suocera Isolina, che è una cuoca di quelle che se ne trovano poche oramai. La cucina tradizionale non ha alcun segreto di cui lei non sia a conoscenza, ma visto l’esperienza del Pratello, abbiamo puntato molto sugli aperitivi ed è stato subito un successo. I nostri clienti dell’aperitivo col tempo sono aumentati non poco e ora che abbiamo un gazebo esterno, speriamo di lavorare alla grande, Covid permettendo, naturalmente.
Cosa offrite che può fare la differenza?
A parte l’ottima cucina di Isolina, mia suocera, svolta con prodotti freschi e di qualità, facciamo sentire i nostri clienti a casa propria. I nostri avventori più abituali sentono di far parte della nostra famiglia, e al martedì che è il giorno di chiusura, si sentono persi, tanto che verrebbero a casa nostra per stare con noi. Questo è ciò che avviene agli avventori del Tapi’s e questa è la nostra chiave lavorativa; star bene con loro e farli star bene con noi.
Parlami dei vostri progetti futuri.
Non è facile parlare di futuro perché a noi è stato sufficientemente vietato, ma volendo essere ottimisti, sicuramente amplieremo il nostro menù, cureremo una parte da dedicare ai giovani, fatta di hamburger e hot dog, per i quali eravamo famosi ai tempi del Pratello. Inoltre, Stefano, mio marito, sceglie personalmente le birre da offrire ai clienti, mentre io mi occupo dei vini della casa che spaziano in un’ampia gamma, fino ai Brunelli.
Il gazebo sarà attivo anche d’inverno perché la gente ama sorseggiare e mangiare qualcosa nel nostro mitico terrazzino. Vorremo donarvi serate vivaci e spensierate, fatte di musica e buona compagnia. Insomma abbiamo un sacco di ingredienti per farvi star bene, a partire dalle colazioni che andranno dal dolce al salato e che saranno all’insegna del buongiorno.
Che dire, ascoltare la grinta di Sabrina scalda il cuore perché la sua determinazione è davvero tanta, è la determinazione di chi trova la forza di rinascere dalle cenerei. Non ci resta che augurare a questa famiglia di tornare presto in pista con il suo bar dagli aperitivi sublimi, la pasta fatta in casa dall’Isolina e l’amicizia che concedono a tutti gli avventori.
In bocca al lupo Tapi’s.

Marina Martinelli
Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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