Sul palco del Teatro Dovizi si parla di cyber bullismo

Di Erica Italiani

Bibbiena 18/05/2018: si parte con l’intervista al magistrato che ha emesso la prima sentenza in Italia sul cyber bullismo, condannando i provider che hanno permesso di pubblicare e mantenere in rete per moltissimo tempo, un video in cui si vedevano immagini a dir poco agghiaccianti.

A farne le spese un ragazzo disabile.
Tema attualissimo che sale troppo spesso alla ribalta delle cronache trascinando con sé una generazione 2.0 spesso inconsapevole.
Un monologo toccante che immerge lo spettatore in un mondo impalpabile ma fin troppo reale.
“Dammi una maschera e ti dirò la verità” diceva Oscar Wilde che viene citato per sottolineare quanto ci si può sentire “sciolti” a scrivere comodamente riparati dallo schermo di un computer.
“Il bullismo ha tre vittime: chi lo subisce, chi lo fa e chi non fa nulla per evitare che succeda” ed è proprio quello che accade al protagonista: lui non picchia e non insulta… ma è lì e non fa nulla per difendere un coetaneo innocente.
L’inerzia di un momento, la mancanza di coraggio per prendere una posizione che appare scontata lo porterà ad essere lui stesso oggetto di offese pesanti. La sua colpa è aver cercato di difendere successivamente la vittima nel mondo virtuale da una pioggia di insulti da parte del gruppo di cui egli stesso era elemento immobile.
Il carnefice passa così il confine e sperimenta sulla sua pelle la brutale realtà di quel mondo fatto di niente ma che è ovunque. Un mondo che schiaccia con la sua inconsistenza.
Un peso che il ragazzino quindicenne non riesce a sostenere perché marchiato a fuoco dalla presenza di quel video in cui lo si vede inerte di fronte ad una grossa ingiustizia.
Una vita spezzata ancora prima di cominciare.
Messaggio importante quello che passa da questa interpretazione: il web è virtuale ma non finto!
Tutti noi siamo responsabili di ciò che carichiamo e scriviamo e abbiamo il dovere di ricordare SEMPRE che dietro qualsivoglia profilo, c’è una persona in carne e ossa. Una persona con dei sentimenti e delle fragilità. Probabilmente basterebbe darsi la semplice regola di evitare di digitare cose che non diremmo in faccia a qualcuno: un minimo sindacale di educazione!
Fondamentale è poi il supporto di genitori ed adulti in genere e delle istituzioni scolastiche che possono monitorare le attività virtuali dei ragazzi ed unire così l’esperienza di una vita più “pratica” alla rapidità di un movimento su scala mondiale.
Il fine ultimo è di utilizzare una grande risorsa che il progresso tecnologico ci mette a disposizione con la consapevolezza di quello che è: UN MEZZO!

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