Alla Verna un’escursione per ammirare le fioriture spontanee delle orchidee

Orchidee

Laudato si mi’ Signore … per sora nostra matre Terra

La quale ne sostenta e governa

E produce diversi fructi con coloriti fiori e erba

(San Francesco, Cantico delle creature)

Meravigliose fioriture di orchidee spontanee alla Verna

30 Aprile 2024: appuntamento all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna per ammirare la fioritura delle orchidee spontanee. Escursione organizzata dall’Università dell’Età Libera di Bibbiena in collaborazione con il Centro Creativo Casentino e il Parco Letterario Emma Perodi. Accompagnati dal Dott. Graziano Maggi esperto in botanica e appassionato della sua terra, il Casentino,  percorreremo un sentiero che si snoda sulle pendici del crudo sasso della Verna, il monte più santo al mondo, dove San Francesco ricevette le stimmate nell’anno 1224 (2024, ottocentesimo anniversario dell’evento) alla scoperta delle fioriture primaverili delle orchidee spontanee, per ritrovare quella mistica armonia con la natura amata e rispettata da San Francesco, proclamato da Giovanni Paolo II, patrono dell’Ecologia nel 1979. Una giornata dedicata all’incanto delle fioriture spontanee di orchidee, fiori di straordinaria bellezza, fragili e vulnerabili, capaci di strategie maliziose e spettacolari. Tra tutti i fiori, le orchidee risultano quelli più complessi, una meraviglia della natura che per fiorire possono lasciar passare dai quattro ai quattordici anni. Miti e leggende legati all’origine delle Orchidee e al loro utilizzo sono presenti nelle tradizioni di moltissimi popoli. Per gli antichi Greci la prima Orchidea nacque dalla metamorfosi di Orchis, giovane bellissimo, figlio di una Ninfa e di un Satiro, che invitato a partecipare alle celebrazioni del dio Dioniso, si lasciò andare alla passione che lo portò a sedurre la sacerdotessa preposta al culto del dio stesso; questo atto gli costò la vita. Fu condannato ad essere sbranato dalle belve feroci che risparmiarono il suo apparato genitale dal quale presero origine le orchidee, fiori che hanno una radice formata da due rizotuberi ovali che evocano la forma dei testicoli: orchis in greco significa “testicolo”. Una storia di amore, passione e morte che ancora stupisce. A partire da questo mito sono nate numerose leggende e credenze popolari che attribuivano alle orchidee poteri principalmente afrodisiaci e curativi della sterilità femminile. Già Teofrasto, filosofo greco allievo di Platone e Aristotele, nella sua opera “Historia plantarum” riporta, oltre alla prima citazione del nome Orchis riferito a una pianta, anche le prime testimonianze sull’uso medicale dei “bulbi”, come venivano chiamati i tuberi rotondeggianti: quello più grande, se preso con latte di capra, avrebbe favorito l’attività sessuale, mentre quello più piccolo, viceversa, l’avrebbe inibita. Anche nel Medioevo, in base alla “teoria della segnatura” secondo la quale le piante indicano con la loro forma le proprietà terapeutiche da esse possedute, le orchidee, chiamate volgarmente “coglione di cane”, “testicolo di volpe” o “triplo testicolo” venivano ampiamente richieste nella composizione di bevande e cibi afrodisiaci, filtri di giovinezza ed elisir d’amore. Ancora oggi, in Oriente, viene commercializzato, come energetico e ricostituente generale, il Salep, una farina ottenuta dalla macinazione dei tuberi essiccati delle orchidee. Altrettanto misteriosa e suggestiva risulta la tecnica dell’impollinazione, che le orchidee mettono in atto per riprodursi; esistono diverse strategie con le quali questi fiori attraggono gli insetti impollinatori: offrendo loro del cibo sotto forma di nettare, emanando odori particolari, ma soprattutto… ingannandoli. Una tecnica di impollinazione basata sull’inganno davvero curiosa è il mimetismo sessuale, attuato dalle orchidee del genere Ophrys. Il segreto di questa tecnica risiede nel labello, che è il petalo delle orchidee che funge da “pista di atterraggio” per gli insetti impollinatori. Il labello imita alla perfezione l’addome della femmina della specie di insetto che le impollina. La somiglianza può essere davvero sorprendente: oltre alla forma e al colore, il labello può presentare anche motivi particolari ed una sorta di peluria. Inoltre la pianta può secernere feromoni che attraggono sessualmente l’insetto: una trappola perfetta per gli insetti. L’impollinazione incrociata necessita di un vettore, cioè un tramite che trasporti il polline da un fiore ad un altro; nell’immaginario collettivo il vettore per eccellenza è un insetto, ma il polline può essere trasportato anche da acqua, vento e una gran varietà di animali, tra cui uccelli, pipistrelli e addirittura esseri umani. Il processo, fondamentale nel regno vegetale e non solo, nasconde meccanismi sofisticati e relazioni complesse tra piante, animali e ambiente. Viene da riflettere sul fatto che in natura tutto serve: serve il Sole, la luna, le stelle l’aere nubile e sereno, le erbe, il fiore del campo; San Francesco nella sua profonda capacità contemplativa del Creato era giunto alle stesse conclusioni della più sana ecologia. La Scienza e la Mistica sembrano avere la stessa matrice in comune. Il concetto della salvaguardia della biodiversità, dell’armonico collegamento degli elementi del creato anche dei più piccoli e all’apparenza insignificanti, in funzione di reciproco sostegno, sono una riscoperta scientifica attuale che ci meraviglia e ci riporta alla visione mistica del santo d’Assisi, grande esempio di perfetto equilibrio tra uomo e natura.


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