Casentino, i 10 luoghi del cuore che non esistono più (by A. Marioni)

Oggi, colto da un momento di nostalgia, ho deciso di ricordare dieci luoghi del Casentino che adesso non ci sono più. In alcuni di essi ho trascorso momenti importanti ed episodi carichi di follia, altri non li ho vissuti, ma un po’ tutti mi mancano.
Quali sono?
Scopriamoli insieme.

C’ERA UNA VORTA IN CASENTINO

10) BELLAGIO (tra Soci e Bibbiena):
Questo edificio cubico, dal nome altisonante che fa rima con Palagio ma anche Disagio, fu una discoteca negli anni 2010-2013.
Inutile puntualizzare che il più sobrio al suo interno era in coma etilico e fare la fila all’ingresso era più pericoloso di guidare contromano in autostrada. È stato invece singolare il tentativo di dividere i clienti in fascia d’età: il primo piano, per i ragazzi, pullulava di adolescenti mentre il piano terra vedeva la presenza di 10-15 tenaci trentenni. Oggi sarei il sedicesimo.
CUBO DI RUBIK

9) LA FATTORIA (Stia):
Un buon ristorante che si sapeva distinguere per la spaziosità: quasi sempre organizzavamo li’ le cene di classe o addirittura quelle d’annata.
Fu memorabile una sera in cui partii da casa con la camicia bianca e tornai con la stessa a pallini rossi:
il vino le donava.
PROSIT

8- IL PORTO (Poppi):
Tra gli anni ‘80 e ‘90 è stata una discoteca storica. Ma non come quelle di adesso: era aperta la Domenica pomeriggio, e sempre stracolma di Casentinesi e non.
Avrei tanto voluto conoscere questo piccolo grande luogo d’incontro di molti dei nostri genitori.
AMARCORD

7) SALA GIOCHI LAS VEGAS (Bibbiena):
Una sala giochi in Casentino è di per se’ un sogno. Se poi porta un nome di una metropoli diventa quasi poesia:
Quando ero piccolo (7-8 anni) mi fermavo a giocare a Metal Slug dopo piscina, prosciugando lo stipendio della sconsolata Zia.
Non ho più smesso: ne’ di nuotare, ne’ di scroccarle soldi.
HEAVY MACHINE GUN

6) PLAY PLANET (Poppi): si ergeva come il Monte Rushmore o il Cristo del Corcovado, nei pressi della Caffetteria dei Frati, un edificio rosso al cui interno c’erano giochi stellari, tra cui la piscina composita di palline di plastica e mirabili tappeti colorati.
Il Play Planet era tutto questo: un paradiso per bambini di tutte le età che solo un clown psicopatico in una crisi di fame avrebbe potuto placare.
In realtà nessun bimbo è stato inghiottito come un raviolo burro e salvia, ma purtroppo tale eden degli infanti è stato chiuso. E piango dentro, perché ci tornerei tuttora.
FOREVER YOUNG

5) il TEATRINO (Stia):
Chiarisco, per evitare equivoci, che non è il teatro comunale ma un luogo oscuro a circa 20 metri di distanza. In ogni caso, era anch’esso una discoteca, dove i livelli di degrado erano comparabili alla periferia di Città del Messico.
CIRROSI EPATICA

4) VECCHIE SCUOLE MEDIE DI STIA E PRATOVECCHIO (Nel mezzo tra i due paesi):
Impossibile compendiare una serie di eventi belli e brutti vissuti in questo edificio che aveva la consistenza di un castello di carta,e per questo è stato demolito.
Pertanto, citerò un ricordo legato al sottoscritto: in seconda media, per Natale, fu imbastito un torneo “miglior mummia del 2002”, dove ogni classe doveva scegliere un compagno da mummificare con la carta igienica entro un tempo limite.
Vinse il volontario della seconda A:
il Marioni.
TUTANKAMON

3) il BAR SAVELLI (Stia):
Purtroppo ho visto questo luogo solo di riflesso. La sua storia è terminata mentre io ero ancora un bambino. Non dimentico però quanto mi affascinasse l’aria del Bar: guardavo con rispetto ed ammirazione quegli uomini con il giubbotto di pelle, il Negroni, la sigaretta e la moto, e forse sognavo di essere come loro.
In parte ci sono riuscito.
Mi manca la moto.
ROCK N ROLL

2) IL BOWLING (Strada in Casentino):
Un posto quasi fantascientifico, che per anni è stato il pre-serata ideale prima di sgomitare all’entrata del River Piper.
Chi non si è mai rotto il malleolo scagliandosi per errore una palla da Bowling sul piede?
Chi non ha perso la casa come il poro Pupo giocandosi anche la dignità a Texas Hold’em?
Non dimenticherò mai quando a Carnevale 2008, ancora 17enne, entrai disperato in pista per la prima volta per farmi legare il camice da qualcuno (ero vestito da dr House):
Ci pensò il proprietario dal capello lungo e biondo sempre magicamente pettinato, il Divino Gionata.
Grandissimo.
STRIKE

1) IL TICCIO (Bibbiena):
Ebbene sì.
Il passaggio dall’infanzia al l’adolescenza passava proprio dal Caravellino, poi chiamato Ticcio per un motivo molto semplice.
Infatti, se ti trovavi li’ e qualcuno ti chiedeva dov’eri, la risposta era:
“Sono AL-TICCIO”.
Una perla del genere non saprebbero inventarla nemmeno Luca Giurato, Mario Giordano e Paolino Ruffini sotto effetto di oppiacei.
Quel piccolo ristorante/bar è stato il luogo delle prime pene d’amore e delle prime sbornie, quando ancora bastava un sorso di Mojito per chiamare il becchino o l’ospedale.
O per lo meno,
PER ESSERE ALTICCIO.

FINE

Alberto Marioni
Alberto Marioni
Sono cresciuto a Stia prima di trasferirmi a Firenze, dove ho studiato all’università e oggi lavoro. Ho una laurea in Economia, ma non tratto mai il PIL e lo spread: mi trovo più a mio agio a scrivere sul mio amato Casentino, in cui ho lasciato il cuore. Mi piace il calcio, dalla Champions League ai campi fangosi di periferia, il nuoto in piscina, in mare e nell’Arno, e anche il teatro. Ho scritto qualche monologo e alcuni testi, per lo più comici. Preferisco una risata che fa riflettere a discorsi articolati privi di sostanza: "chi non ride mai non è una persona seria." (Foto di Federico Ghelli)

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