Speciale referendum: l’ultimo affondo dei “No”

Vorremmo provare a sintetizzare la bellissima serata informativa nella sala comunale del Corsalone.
Preferiamo concentrarsi sulle parole spese dal vice presidente dell’ANCI (e sindaco di Pergola, Francesco Baldelli), perché persona estranea al territorio e quindi senza interessi personali da perseguire, ma anche una persona colta che è riuscita con poche parole a darci un quadro generale sulle fusioni.
L’idea di fondere i comuni nasce dallo Stato per la necessità di ridurre le spese di gestione della macchina amministrativa e per ridurre il debito pubblico nazionale. Per arrivare a tale scopo, lo Stato (insieme alle Regioni) utilizza degli incentivi economici.
Potrebbe anche essere una soluzione, peccato però che sui 2.300 miliardi di euro di debito del nostro Paese, solo 47 miliardi sono debiti prodotti dai comuni … e se eliminiamo le città capoluogo, i comuni medio piccoli incidono per soli 23,5 miliardi (fonte Ministero del Tesoro).
Non solo, mentre dal 2011 al 2016, il debito pubblico nazionale è aumentato di 634 miliardi, quello dei comuni è sceso di 13 miliardi.
Quindi il nostro problema economico non deriva dal numero di comuni presenti nella penisola (8.049 in Italia, 36 mila Francia, 12mila Germania) ma è da imputare agli Enti superiori (Regioni e Stato) per la loro mala gestione … loro devono essere riformati.
Sapete perché gestiscono così male i nostri soldi? Proprio perché sono lontani dal cittadino. Più si è distanti e inavvicinabili dal popolo, più la classe dirigente pensa ai propri affari (coi nostri soldi, ovviamente).
Altro esempio di ciò che continuiamo a ripetere: le economie di scala non funzionano. Più si è grandi e più si spende … al contrario di ciò che ogni volta viene promesso.
Un altro punto da sottolineare è la questione incentivi. Anche su questo il sindaco Baldelli è stato chiaro:
i contributi erogati per le fusioni vengono confermati annualmente e possono sparire da un giorno all’altro se lo Stato decide di dirottare quei fondi su altri capitoli di spesa … e comunque i fondi statali per le fusioni ammontano a 30 milioni di euro, una vera sciocchezza.
Vorrei aprire una parentesi su questo argomento ringraziando personalmente Baldelli per il suo intervento, visto che su questo punto siamo stati attaccati di fare “chiacchiere da bar” … ma la realtà conferma che i venditori di fumo li trovate dall’altra parte della barricata, quelli che vi promettono la Disneyland del Casentino pur di arrivare a fusione e poter continuare ad esercitare il loro potere.
Saltando tutta la parte storica sulla nascita dei comuni (sperando che qualcuno abbia fatto un video integrale dell’intervento di Baldelli, così lo potrete ascoltare perché merita), sull’accorpamento obbligatorio durante il ventennio fascista e sulla autonomia riconcessa in età repubblicana (1957) , il vice presidente ANCI ci ha ricordato che il sindaco è l’unica Istituzione che conosce ed ha a cuore i problemi del cittadino; è l’unica Istituzione che può risolvere nell’immediato i piccoli e grandi problemi della comunità che governa.

Sono intervenuti: il sindaco di Chiusi della Verna Giampaolo Tellini, coadiuvato dal presidente Gino Cellai. Si sono alternati al microfono: Francesco Baldelli, il consigliere di minoranza di Bibbiena Piero Pennisi, Emanuele Ceccherini, Valerio Bobini, presidente del CREST Toscana, oltre a diversi cittadini che hanno chiesto chiarimenti e portato contributi alla discussione

 

Più è grande un comune, più lontano sarà l’amministratore … e se ancora nei nostri comuni abbiamo la fortuna di avere un contatto diretto col primo cittadino (e anche il suo numero di telefono) lo dobbiamo proprio al nostro essere piccoli.
Da domani tutto questo potrebbe sparire, perché sarà impossibile che un comune con un estensione più grande di quella di Firenze e con più di 50 frazioni, sia vicino al cittadino.
Mandate al diavolo quegli incentivi ipotetici per la fusione, possiamo recuperarli lo stesso in altri modi (vedi progetto Aree Interne), possiamo migliorare i servizi con le convenzioni. Non svendete la vostra identità, la vostra tradizione e il vostro comune per una mancia.
Le persone rimangono in Casentino se ci sono “lavoro e ospedale” … ed è proprio quello che ci hanno tolto in silenzio, mentre spendevano parole per le loro fusioni. Adesso ritornano alla carica con altre promesse.
Pensate davvero che il cambiamento sia rappresentato da questo referendum? siete davvero così ingenui da pensare che cambiare il Casentino sia così facile che basta alzarsi dal divano e andare a votare SI, così ci riempiranno di soldi e di servizi?
Noi non ci stiamo!!!!
Votate NO

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