Il treno del Casentino a rischio? 4 domande al presidente della Provincia Roberto Vasai

Dopo che LFI, tramite il suo presidente Maurizio Seri, ha portato a conoscenza i cittadini della volontà da parte della Provincia di Arezzo di uscire dalla società partecipata e, di conseguenza, di essere liquidata mettendo a rischio il futuro di LFI, abbiamo fatto un po’ di ricerche e abbiamo contattato il presidente della Provincia Roberto Vasai per rivolgergli 4 domande ben precise. Il presidente Vasai, tramite il suo ufficio stampa, ci ha fatto pervenire la seguente dichiarazione. Le nostre domande, invece, le troverete in coda all’articolo.

(leggi anche l’intervista a Vincenzo Ceccarelli, Assessore Regione Toscana e l’articolo sulle presunte plusvalenze Lfi-Provincia di Arezzo)

Il presidente della Provincia Roberto Vasai

“La Provincia non ha nessuna intenzione di mettere in discussione il servizio di trasporto su rotaia in Casentino, cosa che del resto neanche con lo scioglimento della Lfi avverrebbe, e non può essere accusata di fare operazioni contro gli interessi dei cittadini e degli utenti del servizio con ricostruzioni della vicenda della cessione delle nostre quote della società che poco hanno a che vedere con la realtà dei fatti”. Il Presidente della Provincia Roberto Vasai interviene (“per l’ultima volta fino alla sentenza del Tribunale delle Imprese”, precisa), sulla questione sollevata dal Presidente della Lfi Maurizio Seri e ripresa anche da altri interlocutori nei giorni successivi. “L’iter che abbiamo attivato risale al 2010, quello della restituzione delle quote alla società al 2014 e mi sorprende che solo oggi trovi tutta questa attenzione -, prosegue Vasai. Tra l’altro quando abbiamo posto per la prima volta la questione del nostro recesso dalla società Lfi era una holding immobiliare, come affermato in una lettera inviata a noi e alla Provincia di Siena dall’allora Presidente Massimiliano Dindalini, ed era un’altra società che si occupava della gestione del servizio di trasporto. In nessuna delle fasi nelle quali abbiamo manifestato la nostra volontà di uscire dalla società ci è stata evidenziata la problematica che oggi sembra invece esplosa, e il contenzioso davanti al Tribunale delle Imprese riguarda infatti l’entità e il valore delle quote oggetto del passaggio. Voglio una volta di più precisare che la nostra uscita dalla società non cambia il fatto che la maggioranza rimanga in mani pubbliche, e siamo comunque pienamente disponibili e studiare forme e modi per rendere questo eventuale passaggio ancora più neutro sotto questo punto di vista. In ultima analisi, una volta che sarà stato emesso il giudizio del Tribunale, saranno comunque coinvolti gli organi che oggi governano l’Ente, il Consiglio Provinciale e l’Assemblea dei Sindaci, nel pieno rispetto del ruolo e delle funzioni che oggi siamo chiamati ad esercitare proprio come ente di secondo livello espressione dei Comuni. Non siamo quindi di fronte a un contenzioso che ha come oggetto il servizio di trasporto, e neanche l’esistenza della società che oggi ne ha la concessione, e non è giusto e corretto che chi come l’Amministrazione provinciale in tutti questi anni ha seguito un percorso lineare e trasparente, sul quale ovviamente si può anche legittimamente dissentire, debba essere raffigurata come ente che agisce in danno dei cittadini. Il nostro obiettivo sarebbe invece quello di realizzare, con queste risorse oggi comunque inutilizzate, interventi sulle nostre strade e sulle scuole superiori che gestiamo con piena titolarità, nell’interesse quindi proprio della nostra popolazione”, conclude il Presidente della Provincia di Arezzo Roberto Vasai.

Le domande di Casentinopiù

1) Presidente Vasai, dopo il comunicato stampa del 9 novembre scorso da parte di LFI, siamo venuti a conoscenza del fatto che la Provincia di Arezzo ha dichiarato il servizio svolto da LFI “non strategico per l’Ente” e, di conseguenza, della volontà da parte della Provincia di uscire dalla società partecipata. Tutto questo, si legge in un vostro documento, ai sensi della legge 244 del 2007 (commi dal 27 al 29), richiamata successivamente dalla legge 190 del 2014 (art. 1, comma 611). La domanda quindi è questa: come mai, se la Provincia poteva uscire dalla società partecipata già dal 2007 decide di farlo solo 7 anni dopo nel 2014? Cos’è cambiato a livello di “strategicità per l’Ente” dal 2007 al 2014?

2) Parlando sempre di strategicità, leggendo le vostre delibere, abbiamo appreso che, al contrario di LFI, la società Arezzo Fiere e Congressi di cui detenete azioni per il 13,2% (pari a 5.916.464 euro) e altre società non saranno dismesse perché, appunto, dichiarate “strategiche per l’Ente”. Tutto questo, si legge sempre nelle vostre delibere, in base a quanto dice la legge 56 del 2014 in materia di funzioni che possono rimanere in capo alla Provincia. Siamo andati a leggerci questa legge e abbiamo trovato un paio di punti che ci lasciano perplessi. Infatti, proprio nella legge 56 che voi citate per affermare quanto alcune società siano strategiche per la Provincia e quindi NON rinunciabili, e precisamente ai commi 85 e 86, si legge che tra le funzioni fondamentali che rimangono in capo alla Provincia ci sono, tra le altre cose, la “…pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale…” e la “cura dello sviluppo strategico del territorio e gestione di
servizi in forma associata in base alle specificità del territorio medesimo”. Non le sembrano, questi 2 punti esplicitamente scritti nella legge, in contraddizione con la vostra decisione?

3) Da un articolo uscito nei giorni scorsi su La Nazione, abbiamo appreso che la Provincia, comunque, dalla società con LFI avrebbe guadagnato, negli anni, una plusvalenza superiore ai 4.000.000, 00 di euro. Ci conferma questa cosa?

4) Infine, se a gennaio il Tribunale di Firenze vi darà ragione, è plausibile che anche la Provincia di Siena segua il vostro esempio e chieda di uscire dalla società partecipata. A quel punto, la quota pubblica di LFI non sarebbe più maggioritaria e la società, da statuto, si dovrà scogliere con conseguenze disastrose per tutto il Casentino. Come si pone, presidente, difronte a questa eventualità?

Christian Bigiarini - Direttore Responsabile
Christian Bigiarini - Direttore Responsabile
Christian Bigiarini è nato a Roma nel 1971, ma scrive a Ponte a Poppi, in Casentino, dove vive. Sposato con Veronica, babbo di Umberto, direttore del periodico Casentinopiù dal 2013, è anche “scrittore”, giornalista, tabaccaio, “ciclista”, "padelista" e “tennista”: quasi tutto rigorosamente tra virgolette.

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